Ferve l’attesa nel prestigioso Teatro San Carlo di Napoli, dove si intensificano le prove per il melodramma verdiano “Simon Boccanegra”. L’opera, che andrà in scena in forma di concerto l’11 e il 13 ottobre, sarà diretta dal Maestro Michele Spotti nell’ambito dell’edizione 2024 di EDIT, la fiera internazionale del design.
La scenografia è stata realizzata da Kengo Kuma, architetto giapponese di fama internazionale, che ha progettato un candido velario in alcantara, denominato “Shiwa Shiwa” – in giapponese piega, solco, ruga – traendo ispirazione dallo sviluppo in perenne mutazione della natura e quindi così simboleggiandone l’inafferrabile fluire.
Ad illuminare la scenografia il noto lighting designer Filippo Cannata, al suo debutto in uno dei teatri più importanti del mondo, che esprime la sua emozione per l’opportunità di lavorare in un luogo così ricco di storia e cultura. “È un onore essere qui, soprattutto perché al fianco di Kengo Kuma, un maestro del design contemporaneo, non a caso l’unico architetto presente nella lista delle 100 personalità più influenti del pianeta secondo la prestigiosa rivista Time”, spiega.
“La sua scenografia non è soltanto un elemento architettonico, ma una vera e propria opera d’arte. Kuma ha cercato di catturare l’essenza delle onde del mare, richiamando l’immagine dell’elemento in cui agisce il corsaro Boccanegra e le molteplici suggestioni che la città partenopea ha offerto all’architetto, dalle vele delle barche al Cristo Velato. Il risultato è una struttura di volute che diventerà il simbolo visivo dell’opera, incarnando l’intensità e la drammaticità della musica verdiana”.
Il contributo di Cannata darà vita alla sceno grafia di Kuma attraverso l’utilizzo sapiente delle luci senza però utilizzare il colore: in ossequio alla cultura orientale si servirà di una gamma di tonalità di bianco che, tra ombre, luci e contrasti, creerà una narrazione dinamica tesa a sottolineare la drammaticità del contesto. “A mia volta ho tratto ispirazione dalla notissima raffigurazione dell’onda di Hokusai ed al bianco della sua schiuma, dal candore della neve sulla cima del Monte Fuji e alle suggestioni ispirate da Tanizaki ed i suoi concetti di luce e ombra”.
“Contrariamente a quanto si possa credere – spiega – la luce bianca è tutt’altro che monotona, poiché ne abbiamo infinite variazioni: secondo la temperatura colore si può passare da un bianco caldo a uno freddo attraverso varie gradazioni, per tacere delle diverse intensità, i ritmi, i contrasti, le ombre, penombre, il controluce… La scena sapientemente realizzata da Kuma dovrà apparire non come illuminata ma magicamente luminosa in sé”.
La fusione tra il design contemporaneo di Kuma e la sensibilità artistica di Cannata promette quindi di regalare al pubblico un’esperienza unica, in cui la luce e la scenografia concorrono a generare un flusso di emozioni in uno alla componente musicale.