Lo staff di Tribucstock fin dai suoi primi passi ci ha tolto il peso di cercare di definire il significato del suo progetto, e in uno dei suoi primi post sul loro profilo ufficiale di instagram (@tribucstock) scrive:
Significa prendere coscienza che, talvolta, la musica e l’arte possono unire più di quanto non facciano trattati internazionali, guerre, confini e parole.
Il festival indaga la nostra natura primitiva e lo fa proprio in mezzo alla natura che offre Pineta Tribucchi a Palma Campania, Napoli. Un’oasi che il Comune tende a preservare e a renderlo sempre più parte integrante della vita dei suoi cittadini.
Dopo il successo delle edizioni precedenti, il Festival torna questo weekend dal 26 al 28 luglio. La particolarità che offre questo festival è la possibilità di poter dormire la notte in tende da camping tutti insieme, quasi a voler sugellare definitivamente il primordiale legame con la terra che in quei giorni non ospiterà solo gli ospiti, ma numerose attività.
Gli artisti di quest’anno sono ben noti in particolare nel panorama musicale indie italiano, basta menzionare Venerus o Marco Castello, artista siciliano che recentemente ha avuto un grande successo grazie anche alla viralità ottenuta sulle varie piattaforme social. Sarà possibile partecipare anche a INDIEMAN, definito l’evento più indie di Napoli, e ascoltare dal vivo Altea (una delle protagoniste assolute dell’ultimo album di Mace insieme ai colleghi citati precedentemente), Dadà, DJ KOMU e molti altri da scoprire solo partecipando.
Tribucstock non si limita a musica, cibo e camping. Il 27 luglio ci sarà un momento di confronto letterario, poesia che farà eco tra gli alberi e che in particolar modo si concentrerà sulla questione palestinese.
Ci saranno esperti che terranno lezioni di yoga e workshop di ceramica e saponificazione, e inoltre sarà installata un’intera area dedicata all’eco market, una occasione rara per poter acquistare consapevolmente.
Ogni scelta degli organizzatori e ogni attività sono tese a sottolineare lo slancio ambientale, sentito non solo come attuale e necessario, ma inevitabilmente intrinseco e ramificato in ogni aspetto della nostra vita. Una sorta di realtà parallela che per poco fa comprendere come sia possibile e soprattutto catartico vivere in modo sostenibile. Un desiderio innato di voler proseguire quello stile di vita adottato durante il festival che si scontra con la dura realtà che in qualche modo ce lo vieta seppur compatibile con la vita stessa.
E allora ci si accontenta e si tenta di approfittare di ogni attimo che ci è consentito da vivere in quel modo, liberi dalla frenesia di una vita quotidiana inspiegabilmente caotica e soffocante. Respiriamo a pieni polmoni in simbiosi con la natura.
Sarah Massari