cura di Grazia Russo
8 giugno, lunedì San Medardo, vescovo
L’educazione religiosa
I bambini ricevevano i primi elementi della religione dalla mamma.
Nelle ninna nanne, nelle filastrocche e perfino nei giochi si invocavano la Madonna e i Santi.
Le mamme portavano i figlioli in chiesa fin da quando erano in fasce. Ma il contatto diretto si realizzava al tempo del catechismo.
Durante la dottrina, tenuta in chiesa durante le ore pomeridiane, le maestre stentavano a tenere a bada venti o trenta bambini scalmanati.
Alla fine, tuttavia, gli allievi assimilavano i fondamenti della dottrina cattolica, intelligentemente impartiti con la partecipazione corale.
Giunto il giorno della prima comunione, che si teneva nella festività di San Pietro, i ragazzi rivelavano con il loro abbigliamento la differenza di classi sociali di appartenenza: tutti stringevano nella mano sinistra una candela e portavano una fascetta bianca legata al braccio destro, i maschietti indossavano un paio di calzoncini e una camicetta talvolta anche rattoppati. Le femminucce, invece, indossavano un abitino bianco, cucito a mano per l’occasione ma anche prestato da un parente o precedentemente adoperato da una sorella maggiore.
Siccome con la prima comunione si impartita anche la cresima, era necessaria la presenza del compare, il quale, dopo la cerimonia, portava il “compariello” a pranza a casa.
Dopo il pranzo l’agognato regalo, che consisteva per i ragazzi o in orologio o in un libretto di risparmio, mentre per le ragazze la scelta era più ampia: orecchini, anellini, catenina con un crocifisso, ma anche ciò che sarebbe servito per il corredo di matrimonio.