
Il momento tanto atteso è giunto. Domenica, alle 19:30, ai piedi del gigante di fuoco, il vulcano che da secoli sputa la sua rabbia sulle terre etnee, l’Avellino si prepara ad affrontare una delle sue sfide più ardue, contro il Catania. In questo angolo del Sud, dove la passione calcistica è fiamma e tradizione, il “Massimino” si preannuncia scenario di un confronto che ha il sapore della storia, mescolato all’incenso della lotta e della poesia. Le gradinate del tempio rossazzurro sono già gremite, la Curva Nord, colma di ardore, è pronta a straripare, con pochi biglietti rimasti per chi sogna di partecipare a un epico incontro. Eppure, una novità arricchirà l’atmosfera: saranno i ragazzi delle scuole calcio etnee, millecinquecento virgulti accompagnati dai loro tecnici e genitori, a dar vita alla parte più pura e giovane del tifo, piantando semi di passione nella fertile terra lavica.
Ma sopra tutto aleggia un silenzio, il silenzio dei tifosi avellinesi. Lontani, sì, ma mai domi. Il divieto imposto dal Prefetto priva la squadra del suo pubblico, ma non della forza di uno spirito che non conosce barriere. La Curva Sud, cuore pulsante dell’Avellino, ha deciso di non arrendersi: questo pomeriggio, alle 17:00, gli ultras si raduneranno nel piazzale antistante la Tribuna Montevergine per abbracciare idealmente i loro beniamini. “Nessuno gioca da solo con addosso questi colori”, recita il manifesto che, nella sua semplicità, contiene l’essenza della battaglia. Una battaglia che è della comunità, dell’indomito spirito di chi, pur distante, non rinuncia a far sentire la propria presenza. Un atto che sa di epica, di dedizione, di quei momenti che solo il calcio sa regalare.
Sulla terra del confronto, Biancolino, che ha conosciuto la durezza dei duelli calcistici come pochi, sa che ogni mossa sarà fondamentale. La sua retroguardia, guidata dal sicuro Iannarilli, è un baluardo che si è forgiato nelle ultime settimane. Il Benevento è stata l’unica squadra a bucare una difesa che ha trovato nell’equilibrio la sua forza. A centrocampo, la persistente assenza di Rocca lascia spazio a un duello di esperienze, tra Armellino, la garanzia della saggezza, e Palumbo, che con il suo equilibrio sa trovare sempre la misura giusta. Palmiero e Sounas completeranno la mediana, presidio di una tattica che non lascia nulla al caso. In attacco, l’Avellino ha i suoi cavalli di razza, la coppia Lescano-Patierno, pronta a graffiare, a lottare, a correre sulle ali dell’istinto e del sacrificio.
Eppure la vera forza dell’Avellino è la sua gente, che non sarà sugli spalti ma che con il cuore batte insieme alla squadra. La distanza, per chi è abituato a vivere il calcio come una questione di sangue e sudore, non è che una formalità. Ogni attimo, ogni respiro della contesa verrà assaporato con l’ardore di chi, pur lontano, sente il campo vibrare sotto i piedi. Sarà come se la lava dell’Etna, fusa al sangue irpino, scorresse nelle vene dei tifosi biancoverdi, accendendone l’animo d’una passione senza tregua. Il cuore di un’intera provincia, fiero, testardo, mai doma, echeggerà da lontano come canto antico che attraversa le valli del Sud, là dove il calcio è fede, rito e redenzione. E così, sotto l’imponenza dell’Etna, tra fuoco e terra, l’Avellino capolista si appresta a vivere la sua prova più severa, quella che misura non solo i muscoli e i polmoni, ma la fibra morale e l’anima guerriera. Senza il conforto del proprio popolo sugli spalti, ma con la certezza che ogni respiro, ogni battito, ogni pensiero degli irpini sarà lì, invisibile ma ardente, a soffiare sul fuoco della contesa. Perché è nella lotta che si scolpiscono i destini, come scalpello su pietra lavica. E nessun ostacolo, per chi ha il cuore in fiamme, può dirsi davvero insormontabile. (F.PICCOLO)