l 15 ottobre di cento anni fa nasceva Italo Calvino, uno degli scrittori del Novecentesco più studiati a scuola. La sua fortuna, soprattutto post mortem, è dovuta alla sua narrativa leggera che si muove da una forma provinciale dei temi. Un lavoro sui particolari minimi, una lente d’ingrandimento sulle piccole cose con una sapienza descrittiva degna di uno scienziato. Continuamente alla ricerca di trasparenza e universalità. Le sue storie le stilizza, le rende simboliche, lavorando su un piano, di volta in volta, filosofico, ludico, combinatorio. Parigi è l’ambientazione ideale che gli ha offerto le opportunità per inventare modelli narrativi che resistono ai confini delle epoche e della geografia perché, appunto, con leggerezza le supera e traduce in immagini esatte, in esperienze universali. Qualcuno gli ha, nel tempo, rimproverato freddezza e artificialità, poco calore e visceralità, contrapponendolo al quasi coetaneo Pasolini, con cui in effetti non ha quasi niente in comune: Calvino è esercizio semiotica, Pasolini è la semiotica della vita.
Tante le occasioni con un ricco programma di iniziative per rendergli omaggio: tanti eventi nelle librerie di tutta Italia, con letture ad alta voce, convegni, incontri con gli autori, mostre (Roma e Genova), e tante altre attività. Il ventaglio di iniziative messe in campo coinvolge enti, istituzioni culturali e municipi. Proseguiranno poi fino al 2024 inoltrato.
Un anno speciale in memoria dell’autore poliedrico e in memoria della sua grande letteratura.
Nunziata Napolitano