I costruttori si autoconvocano per lanciare un grido d’allarme: “Così non possiamo andare avanti”. E lo fanno da Roma il 4 aprile alle 10,30 all’Hotel Parco dei Principi, dove i rappresentanti di 500 aziende di costruzione provenienti da tutta Italia si ritroveranno per un confronto sul tema. La manifestazione, in presenza, è la prima che il gruppo di imprese, con sedi dal Trentino alla Sicilia, organizza dopo aver dato vita a un canale Telegram (circa 500 utenti) che riunisce costruttori comparto delle opere stradali, civili ed industriali. Coordinerà il dibattito Luca Telese e i partecipanti avranno la possibilità di intervenire per proporre idee e soluzioni.
Il settore dell’edilizia, a cavallo tra la fine del 2021 e l’inizio dell’anno, è stato il principale traino della ripresa ma la spirale dei rincari sulle materie prime ha sconvolto tutto e c’è il rischio dello stop immediato in molti cantieri. Lo stallo è dovuto alla corsa ai rialzi: non solo gasolio e benzina, pur determinanti nei trasporti del comparto, ma anche i materiali specifici come ferro o calcestruzzo sono schizzati alle stelle. Un esempio: l’acciaio da costruzione che ha registrato un aumento del 100 per cento. A questo poi si aggiungono le difficoltà di reperire gli stessi materiali.
“Sono a rischio migliaia di opere pubbliche e private” dicono gli imprenditori del comparto delle opere stradali, civili ed industriali che già un anno fa avevano lanciato vari appelli al Governo. “Gli interventi normativi che sono stati introdotti sono tardivi e assolutamente insufficienti – proseguono -. Inoltre, continuano a lasciare le responsabilità in capo alle stazioni appaltanti, ai RUP e ai direttori dei lavori. E’ questo il motivo per cui i contratti in corso di esecuzione non potranno essere portati a termine, mentre per i nuovi appalti esiste il rischio concreto che i cantieri non aprano i battenti. Il tutto, con i conseguenti contenziosi e con la mancata fruizione delle opere”.
A fronte di uno scenario così tragico, migliaia di imprese di costruzioni (che pagano la Cassa Edile) hanno sospeso l’attività e sono sull’orlo del fallimento, con danni economici ed occupazionali drammatici. Secondo gli imprenditori il problema non andrà a ricadere solo su chi opera nel settore, ma su tutto il Paese. “E’ evidente che questa crisi, abbondantemente e colpevolmente sottovalutata – dicono i costruttori – rende sostanzialmente irrealizzabile, per carenza di imprese, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cioè lo strumento attraverso cui l’Italia ha ottenuto 222 miliardi di euro finalizzati a rimettere in marcia il Paese dopo la crisi pandemica”.
Per questo gli imprenditori del comparto delle opere stradali, civili ed industriali chiedono urgentemente un tavolo istituzionale per fare il punto della situazione e chiedono al presidente del Consiglio Mario Draghi che venga riconosciuto il loro ruolo “di braccio operativo dello Stato” attraverso “provvedimenti legislativi coraggiosi e lungimiranti, anche senza aumenti di spesa, che mettano le stazioni appaltanti nelle condizioni di superare l’impasse”. In occasione dell’evento verrà sottoscritta una lettera aperta al presidente Draghi dove si spiegheranno le problematiche nel dettaglio e si proporranno possibili soluzioni.
a cura di A. Cascone