“Trovo la discussione sul biodigestore di Chianche veramente assurda. Servono impianti per dar vita, finalmente, ad un ciclo integrato dei rifiuti qui in Campania. E’ un dovere nei confronti di tutti i cittadini, irpini, campani, e non solo”.
Così Manlio Lomazzo, candidato alla carica di consigliere regionale della Campania per la circoscrizione di Avellino con la lista Più Campania in Europa, interviene sulla questione biodigestore.
“Si tratta di una polemica assurda e grottesca se davvero qualcuno pensa di poter fare dietrofront rispetto alla realizzazione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti. Probabilmente c’è chi in questo momento preferisce accaparrarsi facili voti cavalcando questo tipo di ragionamenti. Ma la politica deve assumersi le proprie responsabilità e ai cittadini va raccontata la verità. Va detto che in tema di rifiuti la mala gestione da parte della Regione Campania a partire dagli anni dell’emergenza è costata e costa alle casse dello Stato Italiano, e quindi a noi cittadini tutti, ogni giorno 120 mila di euro di multa che, mese dopo mese, anno dopo anno, hanno superato la cifra di 250 milioni di euro. Soldi che lo Stato Italiano paga per colpa della Campania. E questo è solo uno degli aspetti. L’incapacità della Campania di trattare e smaltire i rifiuti sul proprio territorio genera quotidianamente danni sia di natura economica che ambientale con 140 tir che ogni giorno partono dalle nostre Province per portare la spazzatura fuori regione. La sola raccolta differenziata non può bastare. Servono soluzioni, servono gli impianti e la politica, lo ripeto, deve assumersi le proprie responsabilità“.
Sulla localizzazione dei futuri impianti Manlio Lomazzo ha le idee molto chiare. «Possiamo nasconderci, fare scaricabarile e strumentalizzare l’attività dei vari comitati tecnico-scientifici, ma la decisione sulla localizzazione degli impianti è ovviamente di natura politica. Perché i tecnici possono dire se un progetto è valido o meno, possono dire se le emissioni in atmosfera e gli scarti di lavorazione possono essere più o meno impattanti sull’ambiente, ma il tessuto sociale, il contesto, gli attori, le specificità e la vocazione dei territori e soprattutto i progetti per lo sviluppo locale spettano agli amministratori. Su Chianche, ad esempio, piuttosto che parlare di problematiche legate ad ipotetiche e future perdite economiche di eventuali distretti turistici che un giorno potrebbero nascere, ragionerei su difficoltà di natura urbanistica ed infrastrutturale. Così come per ogni altro sito, gli iter decisionali fino ad oggi utilizzati vanno immediatamente ripensati e servono processi realmente partecipati. Da questo punto di vista, devo dire che stavo seguendo con attenzione la vicenda di Montella, dove era partito un percorso di partecipazione e informazione con la popolazione con una visita degli addetti ai lavori del Comune ad un impianto simile e la programmazione di incontri con la cittadinanza. Poi è andata diversamente, come ben sappiamo, ma, mi sarebbe piaciuto seguire la vicenda e capire come sarebbe andata a finire e come sarebbe stato gestito il processo partecipativo.
Sia chiaro che non abbiamo più tempo. Gli impianti servono e servono subito. Anche perché, ad un certo punto, qualcuno si sveglierà e si chiederà chi dovrà gestire l’impianto una volta realizzato. Perché l’impianto una volta realizzato va gestito e fatto funzionare, ci ricordiamo di questo vero?”.