Il terremoto dell’Irpinia è una ferita ancora aperta nella mente di molti italiani, perché furono coinvolti, in maniera diretta o indiretta, in quello che fu uno dei maggiori eventi catastrofici mai verificatisi in Italia.
“A distanza di 40 anni – dichiara Ivano Manno, coordinatore Sud Italia del Movimento Nazionale – è doveroso fermarsi a ricordare chi non c’è più e riflettere sulla fragilità dei nostri territori, sulla vetustà delle infrastrutture e sulla dovuta programmazione per prevenire altre tragedie.
È vero che da quell’evento e dal terremoto del Friuli, di qualche anno prima, si ebbero i prodromi della moderna Protezione Civile, fiore all’occhiello della nostra Nazione, formata da migliaia di professionisti e volontari sempre pronti a spendersi in ogni angolo della penisola, ma la generosità a volte non basta per sopperire alle mancanze di chi ha il dovere di coordinare le operazioni e di chi dovrebbe occuparsi della prevenzione e programmazione di interventi di risanamento e ripristino, precorrendo così future catastrofi. In particolar modo oggi in piena seconda ondata da coronavirus – aggiunge Manno – si è dimostrato come l’organizzazione statale abbia molte falle nella fase di pianificazione e di prevenzione, probabilmente dovute alla sottostima del problema, causando quello che è sotto gli occhi di tutti.
Per questo motivo – conclude il portavoce del Movimento Nazionale – lo striscione affisso ha un doppio valore, sia quello di voler ricordare tutti, indistintamente, protagonisti e non di quella triste pagina di storia patria, sia quello di voler essere un richiamo, verso chi ha responsabilità di governo, al gravoso compito di tutelare senza distinzione le vite umane, perché, così come quella sera del 23 novembre 1980 eravamo tutti Irpini, oggi a causa di questa epidemia ancor di più siamo tutti orgogliosamente Italiani.”
Ufficio Stampa Movimento Nazionale