La scomparsa del Presidente rappresenta la fine di un’epoca in cui la politica veniva vissuta con forte senso di rispetto delle istituzioni, in cui l’avversario non era un nemico da abbattere, ma una posizione su cui costruire una sintesi nell’interesse della collettività; un’epoca in cui la politica aveva molto da dire e non si limitava alla occupazione del potere per il potere.
Non spetta a noi ricordare la statura di leader politico del Presidente De Mita, perché la storia parla per lui; a chi, come noi, è oggi attore della contesa politica non resta altro da fare che guardare a quella storia con il dovuto rispetto e trarre da quella storia gli stimoli necessari per provare a restituire credibilità alla politica odierna.
“La politica è [tale] se prefigura il nuovo, non esiste politica che non prefiguri il nuovo”
Quando prendeva la parola in una occasione pubblica aveva la capacità di essere diretto e spiazzante e di mescolare con sapienza conoscenza del passato, comprensione del presente e sguardo verso il futuro.
Un uomo politico dovrebbe essere questo, dovrebbe in ogni circostanza e stagione della propria vita scorgere una possibilità in quello che lo circonda.
Non ha mai avuto il pessimismo che colpisce gli uomini nell’ultima stagione della propria vita, anzi sino all’ultimo istante ha continuato a sentirsi uomo delle Istituzioni, consapevole che la nostra terra era orfana di guide meritevoli di rispetto.
Se ne va un pezzo della storia del Paese, nel quale forse non si riconosceva più. Che la terra gli sia lieve