La candidata a sindaco di “Siamo Avellino”, “Davvero” e “Viva la Libertà” risponde all’ennesimo scomposto attacco democrat: «Ho chiarito sulle inchieste nel corso di decine di interviste e nel pieno rispetto della magistratura. Affermare, come fanno loro, che la verità processuale non interessa a nessun cittadino è gravissimo. Avellino non merita questa barbarie, che conferma il vuoto della proposta politica ed una scarsa considerazione del lavoro dei giudici. Dal gruppo Pd nemmeno le basi: non sono mai stata l’assessore al Patrimonio»
Avellino, 13 giugno 2024 – «Come volevasi dimostrare. Il Pd dei disastri amministrativi che hanno connotato negativamente gli ultimi 20 anni della storia della nostra provincia non riesce proprio a parlare di politica e di corretta gestione amministrativa. Consapevole dei propri fallimenti, continua a sviare la discussione sul terreno improvvido di un giustizialismo ipocrita».
Comincia così la nota con la quale la candidata a sindaco della coalizione civica composta da “Siamo Avellino”, “Davvero” e “Viva la Libertà”, Laura Nargi, replica all’ennesimo attacco scomposto firmato, questa volta, da un non meglio precisato “gruppo del Pd”. «Speravo di aver già chiarito nel corso delle innumerevoli interviste rese sul tema delle indagini che riguardano il Comune di Avellino e dopo l’ultima e sgradevole invettiva rivoltami dal candidato a sindaco del centrosinistra, Antonio Gengaro, – dichiara Nargi – che i processi si fanno nelle aule giudiziarie e che noi siamo profondamente rispettosi delle indagini che legittimamente la magistratura sta conducendo. Ciò premesso, ritenendo doveroso parlare ai cittadini di temi e proposte per la Avellino del futuro – aggiunge Nargi – proprio rispetto al tema della corretta gestione della cosa pubblica, ho citato gli esempi negativi rappresentati dai 200 milioni di debiti contratti dall’Alto Calore a guida Pd, dal disastro Asidep registrato ancora sotto la gestione democrat e dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Monteforte, ugualmente guidato da un sindaco del Partito democratico».
«Ma è scattato il solito refrain. – continua Nargi – Non potendo confutare tali esempi concreti di mala gestio, il non meglio precisato gruppo del Pd ha tirato in ballo ancora una volta una questione giudiziaria. Inerente, questa volta, l’Alto Calore. Ma in questo modo – incalza Nargi -, ha realizzato due capolavori in un colpo solo: da una parte, ci ha dato ragione, confermando l’ossessione per le inchieste ed il vuoto della proposta politica; dall’altra, ha dimenticato ciò che noi, per garantismo e garbo istituzionale, avevamo omesso nel precedente comunicato. Cioè che quell’inchiesta riguarda anche e soprattutto l’ex presidente di Alto Calore, iscritto proprio al Pd. Che dire, chapeau».
«E’ nelle battute finali – prosegue Laura Nargi – che gli ineffabili consiglieri democrat hanno dato il meglio. Spingendosi a sostenere che “della verità processuale agli avellinesi non può interessare nulla”. Un’affermazione tanto grave quanto lunare – stigmatizza Nargi – che sintetizza al meglio il grado di miopia e livore a cui taluni sono arrivati, ma soprattutto l’assenza totale di una cultura garantista e finanche del minimo rispetto per l’importanza sociale del lavoro dei giudici. Gli avellinesi non meritano tanta barbarie. Ma ancora una volta saranno i loro a giudicare».
Del resto – incalza la candidata a sindaco di “Siamo Avellino”, “Davvero” e “Viva la Libertà” – che il sedicente gruppo del Pd non fosse in piena forma l’avevamo notato sin dalle battute inziali del comunicato, anche rispetto allo stile sgrammaticato e ad alcune sviste abbastanza clamorose. Almeno per dei consiglieri comunali tanto esperti dell’amministrazione cittadina e del Comune. A questi profondi conoscitori di Avellino, campioni della buona amministrazione e del giustizialismo a giorni e politici alterni, mi preme ricordare che, nella precedente consiliatura, ho ricoperto la carica di vicesindaco con delega alle Attività Produttive, al Personale, al Commercio ed al Turismo. Mai al Patrimonio, come erroneamente scrivono. Ma forse chiedere al gruppo del Pd un minimo di competenza amministrativa è davvero troppo. Ciò chiarito – conclude – noi continueremo a parlare del nostro programma e di politica, lasciando a loro il fango e le strumentalizzazioni giudiziarie».