La Procura indaga l’automobilista che ha urtato la moto della vittima in A30. Denunciato anche il medico che aveva escluso che il decesso potesse essere conseguenza di un reato
Com’è morto Michele Siciliano? E com’è stato possibile sbagliare il suo certificato di morte? Chiedono risposte dalla giustizia i familiari del giovane di appena 31 anni di Camposano (NA) deceduto la notte del 2 agosto 2021 in seguito ai postumi di un grave incidente stradale dai contorni ancora tutti fa chiarire e per questo, attraverso il consulente legale Vincenzo Carotenuto, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Ad ora uno del pochi ma fondamentali punti fermi della lunga “Via Crucis” di Michele, conosciutissimo e ben voluto da tutti non solo nel suo paese ma in tutta la zona (il suo destino ha destato unanime e profonda commozione), è che il trentunenne, la sera del 20 giugno, attorno alle 21, mentre percorreva l’autostrada A30 al km 24+700 in località Palma Campania con la sua moto per fare ritorno a casa dopo una giornata trascorsa al mare, non ha perso autonomamente il controllo del veicolo finendo contro il guardrail, come era stato riferito da più di qualcuno: Siciliano che, ironia del destino, lavorava presso una scuola guida come esaminatore, che le patenti le rilasciava e quindi il codice della strada lo conosceva molto bene, era il suo mestiere, è rimasto vittima di uno scontro a tutti gli effetti con una vettura il cui giovane conducente ha un nome e cognome, P. C., 27 anni, di Capodrise (Caserta), e, soprattutto, è indagato per il reato di omicidio stradale dal Pubblico Ministero della Procura di Nola titolare del relativo procedimento penale, il dott. Arturo De Stefano. Anzi, dalle poche e frammentarie notizie, sarebbe stato proprio l’automobilista, spostandosi improvvisamente in corsia di sorpasso, a tagliare la strada e a urtare con violenza la motocicletta della vittima che quella corsia l’aveva già impegnata e lo stava superando.
Il resto invece, purtroppo, è tristemente noto. Siciliano rovinando sull’asfalto ha riportato politraumi gravissimi, svariate fratture e lesioni agli organi interni: è stato trasportato prima al Santa Maria della Pietà di Nola e poi trasferito, in ragione del suo pesante quadro clinico, all’ospedale del Mare di Napoli, ha subìto diversi interventi chirurgici, ha lottato per oltre quaranta giorni di anche lucida agonia, tra momenti di sconforto e momenti in cui invece pareva potesse farcela, finché alle 2.20 del 2 agosto il suo cuore si è arreso, gettando nella disperazione i suoi cari e i tantissimi amici.
Non bastasse, la mamma e il fratello hanno dovuto vivere il secondo shock del “blocco” del funerale in quanto gli agenti del distaccamento di Nola della Polizia Stradale, che avevano rilevato il sinistro e seguito tutta la vicenda, e che peraltro sarebbero stati avvisati in ritardo dall’ospedale del Mare del decesso, per puro caso – e per fortuna – si sono accorti che nel certificato di morte, con annessa attestazione per la cremazione, il medico estensore, in servizio quella notte presso il reparto di Rianimazione, aveva escluso che essa potesse essere “conseguenza di un reato qualsiasi”, laddove invece Siciliano era chiaramente deceduto in seguito a un sinistro stradale su cui vi era già un fascicolo aperto in Procura.
Grazie all’intervento dei poliziotti, la salma è così rimasta ancora per qualche giorno a disposizione dell’autorità giudiziaria che, altrettanto opportunamente, ha subito disposto l’autopsia, essenziale non solo e tanto per chiarire le cause del decesso, ovviamente riconducibile direttamente alle conseguenze dell’incidente, ma soprattutto per escludere, visto il notevole lasso di tempo intercorso tra il sinistro e la morte, qualsiasi responsabilità dei medici che l’hanno avuto in cura e anche per trarre, dall’accertamento delle lesività, elementi utili alla ricostruzione della dinamica dello scontro. L’esame è stato effettuato il 4 agosto dal medico legale incaricato dal Pm, il dott. Massimo Esposito.
Il dottore che ha redatto il certificato “incriminato”, A. D. L., 43 anni, di Napoli, è stato a sua volta denunciato per falso in atto pubblico e omissione di atti di ufficio e anche qui i congiunti di Siciliano contano che si vada fino in fondo per accertare quest’ulteriore e dolorosa coda della vicenda e per capire se si sia trattato, come vogliono sperare, di un mero errore e come sia potuto accadere. Fermo restando, naturalmente, che ora ciò che più preme ai parenti della vittima è che sia fatta piena luce sulle cause e le responsabilità dell’incidente e in tal senso auspicano che il Sostituto Procuratore possa disporre anche una perizia cinematica ad hoc, nel qual caso Studio3A metterebbe subito a disposizione un proprio esperto come perito di parte per la famiglia per partecipare alle operazioni peritali.
(Comunicato Stampa familiari Siciliano)