Oggi 14 novembre la chiesa celebra san Serapio d’Inghilterra, nacque a Londra nel 1179, da una famiglia nobile legata ad Enrico II d’Inghilterra. Ben presto si arruolò come militare nella corte d’Austria dove partecipò alla crociata in Terra Santa nel 1217, durante le quali venne fatto prigioniero a seguito di un naufragio, di conseguenza fu destinato ad andare in Spagna a combattere contro i musulmani. Nel 1221 a Barcellona conobbe san Pietro Nolasco, attratto dalla eroica carità del fondatore, entrò nell’Ordine di Santa Maria della Mercede (mercedari). Nel 1222 chiese di ricevere l’abito come cavaliere laico dell’Ordine. San Pietro Nolasco decise così di nominarlo maestro dei novizi, incarico che cercò di rifiutare ritenendosi indegno, ma infine, non potendo fare altrimenti, accettò affidandosi al Signore e alla Vergine della Mercede. Insegnò più con la vita, che con le parole, infatti dalla sua scuola uscirono religiosi illustri, il più importante è san Raimondo Nonnato. Realizzò varie redenzioni, qual’era suo vero desiderio, e sebbene non fosse sacerdote, ardente di zelo per la salvezza delle anime, riuscì a portarne moltissime a Cristo. Si dedicò all’opera di liberazione degli schiavi cristiani catturati dai saraceni e per questo compì numerosi viaggi in Algeria. Un giorno durante una di queste missioni dovette restare in pegno per alcuni schiavi in pericolo, ma la somma pattuita per il riscatto non arrivò in tempo e morì inchiodato ad una croce come quella di sant’Andrea squartandolo crudelmente, ricevette la palma del martirio il 14 novembre 1240; viene invocato contro l’artrosi.
14 novembre: beato Giovanni Liccio, nacque a Caccamo (Palermo) nell’aprile del 1426, da umili contadini. La madre morì dopo averlo dato alla luce e il padre in dal dolore lo affidò alla sorella, che non avendo figli e vivendo nella miseria, non poté che nutrirlo che con il succo di melagrana, ma il piccolo andava deperendo di giorno in giorno, finché una giovane mamma, una vicina di casa, mossa a compassione si offrì di allattare il bambino. Dopo pochi giorni il papà, ritornato in paese, decise di riportarlo in casa con se, non per molto dato che anche lui morì. Il piccolo così rimase orfano e sua zia decise di prendersene cura definitivamente. Giovanni cresceva, ed era buono, affettuoso verso la zia, la quale lavorava affinché non mancasse nulla al nipotino. La zia si prodigò di infondere nell’animo i primi sentimenti religiosi, l’avviò alle pratiche devote e lo mandò a scuola per far sì che egli imparasse le nozioni basilari del sapere. Giunto all’età di 15 anni, sentendosi attirato dalla vita monastica decise di farsi frate domenicano. Abbracciò la zia, addolorata per la partenza del nipote, ma gioiosa per la vocazione, e si avviò verso Palermo. Giunto a Palermo si diresse verso il convento di Santa Zita dove intorno al beato Pietro Geremia, il quale ancora vivente godeva fama di santità, viveva un gruppo di ferventi figli di San Domenico. Trascorso l’anno del noviziato, Giovanni fu ammesso alla professione. Iniziò allora a studiare lettere, filosofia e teologia e da tali studi ricavò tale profitto da essere stimato degno di salire agli onori della cattedra divenendo docente di Teologia presso lo Studium dei domenicani di Palermo. Ordinato sacerdote, Giovanni avrebbe voluto dedicarsi alla vita contemplativa, ma i superiori gli ordinarono di darsi alla predicazione. Così la fama di Giovanni si divulgò per tutta la Sicilia al punto che era chiamato l’Apostolo di Sicilia. Nel 1466 fu mandato a predicare nel nord Italia, a Vicenza nella chiesa della Santa Corona. La predicazione lo volle ancora lontano dalla Sicilia e così, nel 1479, venne assegnato al convento San Domenico Maggiore di Napoli. Il maestro Generale dell’ordine quando nel 1479 lo inviò, per obbedienza a Napoli, sapeva bene ciò che stava facendo volendosi avvalere della santità di questo ardente siciliano. Giovanni rimase così a Napoli fino alla morte del Maestro dell’ordine, fra Leonardo de Mansuetis. Nel 1481 fu richiamato al convento di San Domenico di Palermo divenendo successivamente vicario e visitatore canonico dei conventi domenicani riformati in Sicilia. Giovanni sperava di trascorrere in pace e nel riposo dell’anima gli ultimi anni della sua vita; ma diversamente Iddio per lui aveva disposto. Una notte del 1487 mentre era immerso in profonda orazione, gli apparve la Vergine Maria, e gli ordinò di recarsi nella sua terra natìa, dove con l’aiuto del cielo avrebbe fondato una chiesa ed un convento dell’ordine domenicano. Il mattino seguente Giovanni riferì la visione al suo priore, e, col permesso di lui, partì alla volta di Caccamo. Qui fondò il convento domenicano con l’annessa chiesa di Santa Maria degli Angeli. Morì a Caccamo il 14 novembre 1511, all’età di 87 anni.