Oggi 24 maggio la chiesa festeggia la Beata Vergine Maria Ausiliatrice, La devozione alla Madonna, sotto il titolo di Ausiliatrice, vuole manifestare la nostra fiducia nella presenza materna di Maria nelle vicende dell’umanità, della Chiesa e di ciascuno di noi. Maria è la Madre che non abbandona mai i suoi figli, ma li segue e aiuta con la sua intercessione. Il titolo di Maria aiuto dei cristiani era presente nelle Litanie Lauretane, pubblicate nel 1576 e approvate da papa Clemente VIII nel 1601, la Vergine Maria viene anche invocata come “Auxilium Christianorum, ora pro nobis” (Aiuto dei cristiani, prega per noi). La circostanza che suggerì al papa domenicano san Pio V di usare ufficialmente questo titolo fu la famosa battaglia navale di Lepanto, del 7 ottobre 1576, dove la flotta musulmana fu sconfitta: il pontefice aveva affidato le armate e i destini dell’Occidente cristiano, minacciato da secoli dai turchi che erano giunti ormai fino a Vienna (1683), alla intercessione della Madonna. Per questo istituì la festa del Santo Rosario e nelle litanie, a fianco delle invocazioni “Consolatrix afflictorum” (Consolatrice degli afflitti) e “Refugium peccatorum” (Rifugio dei peccatori), aggiunse “Auxilium Christianorum” (Aiuto dei Cristiani). Nell’Ottocento il culto mariano sotto questo titolo fu ravvivato ad opera di due grandi devoti della Vergine: il beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, e san Giovanni Bosco, che a Torino nel rione di Valdocco costruì in soli tre anni la Basilica di Maria Ausiliatrice, inaugurandola il 27 ottobre 1868. La festa era stata istituita sotto questo titolo e posta al 24 maggio, qualche decennio prima, dal papa Pio VII il 24 maggio 1815, in ringraziamento a Maria per la sua liberazione dopo la prigionia sotto Napoleone a Fontainebleau.
24 maggio: san Vincenzo di Lerino, nacque il Belgio o in Francia settentrionale nel V secolo, da una famiglia assai prestigiosa di senatori. Vincenzo era fratello di san Lupo di Troyes. Non possediamo di una grandissima quantità di notizie riguardanti la sua esistenza, al contrario di quanto è possibile dire delle sue opere. Divenne monaco nel monastero situato sull’isola di Lerino, e fu proprio qui nel monastero di Lérins (isola di Saint-Honorat) che compose, nel 434, il Tractatus Peregrinus pro catholicae fidei antiquitate et universitate (o Commonitorium), il suo scritto più conosciuto. Questa e altre opere, come le Obiectiones Vincentianae o delle Obiectiones Gallorum gli valsero la fama di uomo saggio e dalla vastissima conoscenza. Secondo qualcuno, Vincenzo, seguiva l’orientamento religioso semipelagiano, e perciò si trovava in disaccordo con ciò che invece veniva sostenuto dal sant’Agostino di Ippona, come ad esempio con l’affermazione secondo cui deve essere preso come verità inconfutabile tutto quello che gli uomini hanno creduto essere vero in ogni epoca e ogni luogo. Il fatto che egli si rifacesse alla dottrina semipelagiana fece sì che le sue opere contengano diversi punti di contatto con il pensiero di san Giovanni Cassiano o di san Fausto di Riez, abate del monastero di Lérins prima di Vincenzo, e precisamente all’epoca in cui il santo, nascondendosi dietro lo pseudonimo di Peregrinus, si diede alla redazione del Commonitorium. In quest’opera, Vincenzo cerca soprattutto di affermare l’importanza di mantenersi fedeli alla tradizione della dottrina cattolica, ma dedica anche un capitolo al progresso di quest’ultima. Due capitoli del Commonitorium sono poi dedicati agli eretici e all’uso che questi fanno della Bibbia: secondo Vincenzo, infatti, gli eretici non cessano di essere tali soltanto perché si rifanno agli insegnamenti delle Sacre Scritture. Morì nelle isole di Lérins nel 450 circa.