a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 31 agosto la chiesa celebra san Giuseppe di Arimatea, è un personaggio del Nuovo Testamento, era un uomo ricco, «buono e giusto» di Arimatea, un consigliere (probabilmente membro del Sinedrio) che non aveva votato per la condanna di Gesù, al contrario era uno dei suoi discepoli e viene detto che stava cercando il regno di Dio, coinvolto in modo particolare nella crocifissione e deposizione di Gesù. Giuseppe svolge un ruolo di rilievo nei racconti della Passione di Gesù contenuti nei vangeli canonici, in quanto uomo benestante che simpatizzava per la causa del Nazareno, dopo la morte di Gesù Giuseppe ottenne il corpo da Pilato, comprò dei lenzuoli di lino, ve lo avvolse e lo seppellì nella sua tomba di famiglia nuova, a Gerusalemme che aveva fatto scavare in una cava rocciosa, predisposto probabilmente alla sua stessa sepoltura. Egli stesso organizza le operazioni di recupero e sepoltura del corpo di Cristo finanziando l’acquisto del lenzuolo di lino in cui avvolgerà le membra martoriate e della mistura di unguenti profumati con cui ne profumerà il corpo malgrado la sua riluttanza a manifestare la sua simpatia nei confronti del condannato per via della sua posizione. Il sacerdote sfrutta la sua stessa carica per sollecitare personalmente Pilato ad autorizzare la rimozione e le esequie del Cristo. Nei vangeli sinottici (Luca, Marco e Matteo) l’episodio si ripete secondo uno schema ben determinato: presentazione di Giuseppe, richiesta del corpo di Gesù a Pilato da parte di Giuseppe, che poi lo depone dalla croce, lo avvolge in un sudario e lo mette nella tomba, che viene chiusa.
31 agosto: san Paolino di Treviri, nacque intorno al 300 ad Aquitania, originario di una nobile famiglia aquitana. Consacrato sacerdote dal vescovo Massimino di Treviri, dove si recato come missionario. Verso l’anno 347 fu consacrato vescovo e divenne il 14° vescovo di Treviri. Nel conflitto fra Ario e sant’Atanasio di Alessandria sulla Trinità si schierò dalla parte di Atanasio, che aveva trovato asilo a Treviri presso il suo predecessore. Nel 353 l’imperatore Costanzo II convocò il Concilio di Arles, nel quale gli ariani presentarono ai vescovi riuniti un progetto dell’imperatore che conteneva la condanna di Atanasio, Paolino fu il solo vescovo che si rifiutò di condannare Atanasio nel sinodo. Nel contempo l’imperatore emise un editto nel quale tutti i vescovi che non erano d’accordo con la condanna di Atanasio, venivano minacciati di ostracismo. Tutti i vescovi presenti sottoscrissero il progetto dell’imperatore tranne Paolino, che fu esiliato in Frigia dove sopportò lunghe sofferenze. Incoraggiati dal suo intervento, molti vescovi rifiutarono il Concilio di Milano del 355, che fu convocato anche da Costanzo II, per condannare l’insegnamento di Atanasio. Paolino morì dopo cinque anni in Frigia, il 31 agosto 358.
31 agosto: san Raimondo Nonnato, nacque a Portell (Spagna) nel 1204 e soprannominano Nonat (“non nato”) perché, secondo la tradizione, venne estratto vivo dal corpo della madre, che era morta il giorno precedente, utilizzando un’arma da taglio (quello che oggi potrebbe ricordare un parto cesareo). Raimondo era imparentato con la nobile famiglia dei Cardona e sarebbe stato proprio il signore di Cardona che, con la sua spada avrebbe fatto nascere il bambino. Suo padre, dopo avergli per qualche tempo permesso di attendere agli studi, all’improvviso lo mandò a lavorare nei campi. Raimondo approfittò di questa solitudine per impiegare maggior tempo nell’orazione e per meditare le verità della fede. Visitava spesso una chiesa nella quale si venerava un’immagine della Beata Vergine Maria. Più tardi, sentì parlare di san Pietro Nolasco e del fatto che questi cercasse uomini per fondare un Ordine dei Cavalieri della Mercede (mercedari), con lo scopo di riscattare i cristiani fatti prigionieri dei musulmani. Raimondo, a 21 anni, si portò a Barcellona da san Pietro Nolasco, generale dell’Ordine, e dalle sue mani ottenne l’abito religioso. Ormai mercedario, intraprese diversi viaggi per riscattare prigionieri. Tra questi viaggi va ricordato quello di Algeri, dove si offrì come ostaggio al posto di un prigioniero. Poiché in prigione continuava a predicare e a convertire musulmani, la tradizione racconta che le guardie, per impedirglielo, bucarono le sue labbra e le chiusero con un lucchetto, così Raimondo fu ridotto al silenzio e poteva aprir bocca soltanto nelle ore di refezione. Stette così in prigione otto lunghi mesi, finché san Pietro Nolasco ebbe mandato il denaro per il riscatto e ritornò a Barcellona nel 1239. Il papa Gregorio IX, per onorare questo confessore di Cristo, lo creò cardinale nel 1240, ma mentre si recava dal Papa per essere insignito della dignità cardinalizia si sentì male, colpito da una violentissima febbre che lo portò alla morte. Morì il 31 agosto 1240 a soli 40 anni, nel castello di Cardona, dove si era fermato in viaggio verso Roma. Sentendosi sul punto di morte, avrebbe chiesto l’eucaristia, e poiché il prete tardava a venire, sarebbe stato Gesù Cristo stesso a dargli la comunione; protettore delle partorienti.