a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 8 ottobre la chiesa celebra santa Pelagia di Antiochia, vissuta nel III secolo ad Antiochia di Siria, una delle metropoli del mondo antico, era soprannominata Margherita per la sua rara bellezza; era famosa per essere la prima delle attrici di Antiochia, nonché famosa prostituta. Attraversava la città con molta appariscenza preceduta e seguita da un grande corteo di servi e di serve. Era ricoperta di oro e perle e pietre preziose. Questo corteo, passando un giorno nei pressi di alcuni vescovi che stavano seduti davanti alla basilica del beato martire Giuliano, dove riempì l’aria del profumo di muschio che Pelagia indossava. I prelati distolsero lo sguardo da lei; tutti salvo il beatissimo Nonno vescovo di Edessa, il più anziano e santo tra i vescovi presenti, che «invece, rivolse lo sguardo verso di lei intensissimamente e a lungo, tanto che dopo che fu passata egli ancora la fissava e la guardava». Poi disse ai vescovi seduti lì attorno: «Non vi rallegra una così grande bellezza?» E lo ripeté ancora. «In verità, io mi sono rallegrato moltissimo e mi è piaciuta la sua bellezza, poiché Dio la metterà al primo posto e la stabilirà davanti al suo tremendo e mirabile trono per giudicare sia noi sia il nostro episcopato.» E di nuovo disse ai vescovi: «Cosa pensate, o carissimi: quante ore ha passato questa donna nella sua camera per lavarsi e prepararsi, per ornarsi con ogni premura… perché non manchi nulla alla bellezza per non apparire brutta ai suoi amanti che oggi sono e domani non sono? Noi invece, che abbiamo nei cieli un Padre onnipotente, uno Sposo immortale…non orniamo né tiriamo via le sozzure dalle nostre misere anime ma lasciamo che esse giacciano lì con negligenza». Quella donna fu toccata dalla grazia ascoltando le parole del vescovo. Andò a prostrarsi ai suoi piedi e ottenne il battesimo. Mutò i suoi preziosi abiti con la tunica del penitente, si fece battezzare e, lasciata Antiochia, si recò a piedi fino a Gerusalemme, dove visse in una modesta cella chiusa da ogni parte e che aveva una piccola finestrella su una parete. Scambiata per un uomo (Pelagio) si scoprì la sua vera identità dopo la morte e ricevette, col nome di Pelagia, la devozione di tutti i cristiani; protettrice delle prostitute pentite.
8 ottobre: santa Reparata di Cesarea, nacque a Cesarea in Palestina, dove avrebbe subito torture e martirio all’età di 12 o 15 anni, secondo le fonti sarebbe stata una fanciulla di stirpe nobile. Era in corso la terribile persecuzione dell’imperatore romano Decio contro i cristiani, tra il 249 e il 251 d.C., durante la quale trovarono la morte, tra gli altri, il papa Fabiano, san Cipriano, sant’Agata, Poliuto, il medico Origine e il fiorentino san Miniato. Le prove alle quali fu sottoposta la nostra santa, come le vittorie che riportò sui suoi carnefici, furono dello stesso tenore di quelle degli altri martiri che perirono in quel periodo. Si narra che, essendosi rifiutata di sacrificare agli dèi, fu denunciata e portata davanti al giudice. Questi cercò di persuaderla a rinunciare alla fede cristiana facendo appello alla sua nobile discendenza, quindi, al suo rifiuto, elencandole i tormenti che avrebbe subìto se avesse proseguito nella sua condotta, ma Reparata rispose che ogni minaccia era vana perché lei adorava con tutto il cuore colui che le aveva donato la vita: Gesù. Si passò allora dalle minacce alle torture: le fu versato sulla testa un secchio pieno di piombo fuso, ma la vergine pregò e non sentì alcun dolore. Furono messe sul suo petto delle lame arroventate che invece di bruciarla la rinfrescarono. Fu gettata in una fornace ma lei, pregando Dio ad alta voce, ridusse talmente il fuoco che gli spettatori fuggirono credendo ad una sorta di stregoneria. A quel punto, visti vanificati gli sforzi delle torture, si cercò di punirla con la vergogna: le tagliarono i capelli e la esposero al pubblico ludibrio nella piazza di Cesarea. Mentre sopportava questo tormento, gridò ai suoi carnefici che il giudizio finale del Cristo sarebbe stato tremendo nei loro confronti. Non restava che il taglio della testa. E così fu: nel momento della decapitazione: «La sua anima – si legge nel Martirologio romano – fu veduta uscire dal corpo in forma di bianca colomba e salire al cielo»; patrona di Nizza.
8 ottobre: sant’Ugo da Genova (al secolo Ugo Canefri), nacque ad Alessandria verso il 1168, dalla nobile famiglia dei conti Canefri, signori di Gamondio, Fresonara e Borgo Rovereto. Entrò, in giovane età, nell’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri e si distinse presto per il servizio della carità a favore dei bisognosi, dei ricoverati negli ospedali e dei pellegrini. Fu cappellano dell’Ordine religioso e cavalleresco di San Giovanni di Gerusalemme (i quali cambiarono il nome in Cavalieri di Malta solo nel 1420, con la fondazione del nuovo ordine) fondato un secolo prima con intenti soprattutto militari, per combattere contro gli infedeli Mussulmani. In realtà i Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme furono respinti dai Mussulmani e obbligati a lasciare l’Oriente, rifugiandosi prima nell’isola di Rodi, poi in quella di Malta. Il ben noto Ordine dei Cavalieri di Malta ebbe origine da questa emigrazione, nell’isola mediterranea, degli antichi combattenti cristiani. Come cappellano della Commenda genovese, Ugo non impugnò mai armi di difesa e di offesa, e i suoi combattimenti si svolsero soprattutto sotto il vessillo fiammante della carità. Fu così eletto Maestro della Commenda di San Giovanni a Genova, ove esercitò con zelo i suoi uffici. A lui si attribuiscono diversi miracoli: aver cambiato l’acqua in vino; il salvataggio di un naufrago al largo delle coste genovesi; soprattutto quello di aver fatto scaturire una sorgente d’acqua dalla rupe a monte della Commenda (ora via San Ugo). Piccolo di statura, magro, con un cilicio sulla carne, Ugo era noto e caro ai genovesi anche per il suo spirito di mortificazione e per la sua grande modestia, contrastante con lo spirito di superbia del secolo, che non risparmiava neppure quei Cavalieri, quasi sempre di origine aristocratica, di cui egli era zelante cappellano. Morì l’8 ottobre 1233, a 85 anni.