Oggi 20 ottobre la chiesa ricorda san Cornelio, era un centurione romano noto come uomo pio e timorato, che pregava ed era generoso nelle elemosine. Secondo gli Atti degli Apostoli, fu il primo fra i pagani a convertirsi al cristianesimo e la sua storia è raccontata al capitolo 10. Gli Atti degli Apostoli narrano che mentre un giorno, verso le tre del pomeriggio, pregava Dio desideroso di conoscerne la volontà, ebbe la visione di un angelo che gli disse di mandare degli uomini a Giaffa (Ioppe) per invitare nella sua casa un uomo di nome Simone detto anche Pietro, il quale l’avrebbe istruito su quanto chiedeva. Cornelio inviò allora due servitori ed un soldato alla sua ricerca. L’apostolo Pietro, che era in visita alle Chiese della Giudea, aveva nel frattempo avuto una visione simbolica che gli chiariva la volontà di Dio sull’ammissione dei Gentili (pagani) nella Chiesa. Pertanto incontrati i messi di Cornelio, accettò l’invito e venne a Cesarea nella sua casa. Entrato, si mise a predicare il Vangelo e mentre parlava lo Spirito Santo scese su tutti i presenti, manifestandosi con il dono delle lingue. Da qui ebbe inizio l’evangelizzazione dei «gentili». Pietro ordinò in quel momento che tutti i presenti fossero battezzati. L’evento ha un’importanza fondamentale nella storia della Chiesa che si apriva così agli “incirconcisi” come ai “circoncisi”, liberandosi dell’antico formalismo e peserà nelle decisioni in seguito prese nel Concilio di Gerusalemme. A questo punto finisce la narrazione apostolica che riguarda Cornelio il centurione, tutto quanto poi si sa sul suo futuro, non ha carattere di certezza. Egli certamente soffrì per la fede in Skepsi in Misia, dove i greci lo pongono non come vescovo, come ‘prefetto’ ecclesiastico di quella città, con la sua predicazione ‘testimoniò’ unitamente ai patimenti, quel Gesù che così prodigiosamente gli si era rivelato. Le sue sofferenze inflitte da Demetrio prefetto della città, ebbero fine quando questi, veduti i miracoli operati dal centurione, anche in favore di sua moglie e del figlio, si convertì al cristianesimo e non solo lo liberò dal carcere, ma lo ricoprì di onori. Quindi Cornelio fu si incarcerato, ma poi morì in pace.
20 ottobre: santa Maria Bertilla Boscardin (al secolo Anna Francesca), nacque Goia di Brendola (Vicenza) il 6 ottobre 1888, da una famiglia di poverissimi contadini. Anna Francesca fu costretta a interrompere la scuola dopo la terza elementare entrando a servizio presso una famiglia di agricoltori. A 9 anni, contro l’uso dei tempi, meritò d’essere ammessa alla prima comunione. A 13 anni emise privatamente il voto di verginità e sentì nascere la vocazione religiosa, ma il parroco la sconsigliò dicendo che, ignorante com’era, un istituto non avrebbe saputo che farsene di lei. Nel 1905, a 16 anni, entrò nel noviziato delle Suore Maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori, col nome di Maria Bertilla; durante l’anno di tirocinio nell’ospedale di Treviso, non essendo ritenuta capace di compiere l’ufficio di infermiera, fu destinata come sguattera in cucina. Dopo la professione, nel 1907, fu però nuovamente mandata all’ospedale di Treviso per sostituire d’urgenza una suora nel reparto di segregazione dei bambini difterici, e qui rivelò abilità, prontezza e oculatezza che stupirono anche i sanitari. Da allora fu collocata nelle corsie dell’ospedale rimanendovi fino alla morte. Per rendersi idonea a tale compito, aveva conseguito il diploma di infermiera. Infaticabile di giorno e di notte, si addossava anche le veglie notturne delle consorelle o i loro incarichi più pesanti; con delicata discrezione sapeva facilitare ai malati l’adempimento dei doveri religiosi. Dopo essere stata all’età di 22 anni operata di un tumore, riprese le solite occupazioni. Durante la guerra del 1915-18, fu necessario sgombrare Treviso e lei seguì i malati in Brianza, in particolare dei bambini, e per circa un anno a Viggiù (Varese) dove non le mancarono dolorose incomprensioni da parte della superiora. Tornata a Treviso, essendosi riprodotto il tumore, fu nuovamente operata, ma il suo fisico non resistette. Morì il 20 ottobre 1922, a 34 anni