Fin dall’età della pietra, la donna è stata considerata un individuo portato a prendersi cura della casa e della famiglia. Col passare del tempo, abbiamo potuto assistere ad usa progressiva evoluzione della donna: solo agli inizi del 1800, la donna “esce di casa” per andare a lavorare dopo aver combattuto vivamente per ottenere parità di diritti con l’uomo.Dobbiamo aspettare il diciottesimo secolo perché comincino a serpeggiare idee favorevoli alla sua formazione culturale.Le grandi rivoluzioni, quella francese e quella americana, la portano al riconoscimento dei diritti civili, pur lasciandola ancora senza quelli politici. Il codice napoleonico, assicura la parità giuridica della donna nubile, all’interno della famiglia, invece, ripristinava la piena sottomissione al marito. Più tempo passa e più vediamo la donna prendere possesso di posti di comando che una volta non si sarebbe mai sognato di poter avere. La donna schiava e sottomessa all’uomo non esiste più. Essa ha preso e prende sempre più coscienza di sé e delle sue capacità; rifiuta una vita che fino a qualche anno fa accettava con naturalezza. Le donne lavorando e scoprendosi “belle”, quale frutto della loro creatività autonoma dagli uomini, iniziano anche a pensare e produrre pensiero. Le università si riempiono di studentesse, conquistando un’ennesima funzione: quella intellettiva. Oggi le donne riescono a portare avanti un lavoro di responsabilità con più tenacia e abilità di un uomo, spesso associando ad un lavoro di responsabilità fuori casa la conduzione di una casa e di una famiglia, riuscendo al tempo stesso ad essere moglie, madre e dirigente di azienda. E non è poco per un essere umano che alcuni si arrogano il diritto di definire «il sesso debole». Ma in fondo… che mondo sarebbe senza le donne?
(Maria Colucci – Alternanza Scuola-Lavoro – Liceo “Imbriani” Avellino)