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Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha stabilito che nelle comunicazioni ufficiali delle scuole italiane non sarà più consentito l’uso dello schwa (ə) e dell’asterisco (*) per indicare forme linguistiche inclusive. La decisione è stata formalizzata in una circolare del 21 marzo 2025, in cui si evidenzia come questi segni non facciano parte della lingua italiana e possano compromettere la chiarezza dei testi istituzionali. Anche l’Accademia della Crusca ha ribadito la loro estraneità alla grammatica italiana e la loro difficoltà di lettura ad alta voce.
Cos’è lo schwa e perché viene usato
Lo schwa è un simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) che rappresenta un suono neutro, tipico di molte lingue, come l’inglese e il francese, ma assente nell’italiano standard. La comunità LGBTQ+ e alcuni linguisti lo hanno proposto come alternativa neutrale alle desinenze maschili e femminili nelle parole, per includere le persone non binarie e superare il genere grammaticale binario dell’italiano. Ad esempio, invece di “ragazzo” o “ragazza” si usa “ragazzə”.
Le motivazioni del divieto
Il Ministero ha sottolineato che la lingua italiana è basata su un sistema flessivo consolidato e che l’introduzione di segni grafici estranei potrebbe generare confusione e rendere i testi meno comprensibili. Secondo molti linguisti, l’italiano si evolve naturalmente nel tempo, ma i cambiamenti non possono essere imposti artificialmente, bensì devono affermarsi spontaneamente nell’uso comune.
Un dibattito ancora aperto
La decisione ha diviso l’opinione pubblica: da un lato chi la sostiene come una difesa della chiarezza linguistica, dall’altro chi la critica come un freno all’inclusività. Il tema resta caldo, e il futuro dello schwa nella lingua italiana è ancora tutto da scrivere.