Stop a schwa e asterischi nelle scuole: il Ministero dell’Istruzione vieta il loro uso

I nuovi banchi singoli acquistati dal liceo scientifico statale ''Isacco Newton'' e necessari per rispettare le direttive decise dal governo per combattere la diffusione del coronavirus in vista del nuovo anno scolastico, Roma 25 agoso 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI

82 oggi , 1 totali

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha stabilito che nelle comunicazioni ufficiali delle scuole italiane non sarà più consentito l’uso dello schwa (ə) e dell’asterisco (*) per indicare forme linguistiche inclusive. La decisione è stata formalizzata in una circolare del 21 marzo 2025, in cui si evidenzia come questi segni non facciano parte della lingua italiana e possano compromettere la chiarezza dei testi istituzionali. Anche l’Accademia della Crusca ha ribadito la loro estraneità alla grammatica italiana e la loro difficoltà di lettura ad alta voce.

Cos’è lo schwa e perché viene usato

Lo schwa è un simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) che rappresenta un suono neutro, tipico di molte lingue, come l’inglese e il francese, ma assente nell’italiano standard. La comunità LGBTQ+ e alcuni linguisti lo hanno proposto come alternativa neutrale alle desinenze maschili e femminili nelle parole, per includere le persone non binarie e superare il genere grammaticale binario dell’italiano. Ad esempio, invece di “ragazzo” o “ragazza” si usa “ragazzə”.

Le motivazioni del divieto

Il Ministero ha sottolineato che la lingua italiana è basata su un sistema flessivo consolidato e che l’introduzione di segni grafici estranei potrebbe generare confusione e rendere i testi meno comprensibili. Secondo molti linguisti, l’italiano si evolve naturalmente nel tempo, ma i cambiamenti non possono essere imposti artificialmente, bensì devono affermarsi spontaneamente nell’uso comune.

Un dibattito ancora aperto

La decisione ha diviso l’opinione pubblica: da un lato chi la sostiene come una difesa della chiarezza linguistica, dall’altro chi la critica come un freno all’inclusività. Il tema resta caldo, e il futuro dello schwa nella lingua italiana è ancora tutto da scrivere.