La maggioranza di Tufino, retta dal sindaco Carlo Ferone, è risicata e si regge grazie a solo un consigliere in più rispetto ai suoi oppositori. Nell’ultimo consiglio comunale 6 i consiglieri assenti (4 di minoranza e 2 di maggioranza) che hanno poi redatto il manifesto che pubblichiamo.
Un anticipo della successione, ereditaria, alla carica di sindaco o, forse, la difesa, fino all’ultimo, oltre ogni decenza, di interessi di parte. Tutto questo con l’accondiscendenza della giunta e della maggioranza. In effetti MAI hanno dato segnali di personalità e di autonomia, forte doveva e deve essere il legame che li teneva e li tiene sottomessi. Ci saremmo aspettati, vista la situazione attuale, ormai nota a tutti, uno scatto di dignità e di difesa delle prerogative della giunta e dei consiglieri. Un taglio alla soggezione e alla sottomissione, una difesa del principio cardine della Democrazia e cioè che “amministra chi è eletto dal popolo” e non i parenti dell’eletto. O speranza vana, o utopia. Questa surreale sudditanza si è ovviamente espressa anche nella redazione del bilancio, si perché quello appena approvato non è altro che la fotografia del pressappochismo, dello spreco, e del nulla di realizzato di questa amministrazione. Il bilancio comunale, invece, è il documento di programmazione più importante, con esso si decidono le attività e gli obiettivi dell’amministrazione a favore del Paese e dei Cittadini, ecco il Paese, quello che viene sempre dimenticato.
Nel bilancio si deve tener conto delle necessità, dei bisogni, e, perché no, dei desideri della popolazione. È necessario pertanto l’ascolto maggiore possibile, non solo del Consiglio Comunale stesso ma anche della Gente, cosi’come avrebbe dovuto essere per il Piano Regolatore. Eravamo riusciti a far approvare in consiglio comunale l’istituzione di commissioni consiliari (bilancio, regolamenti della tassazione) anche a ciò dedicate. Ci aspettavamo una convocazione almeno per illustrarlo in commissione e poter raccogliere eventuali suggerimenti. Ma no.
Il risultato è stato un bilancio fotocopia dell’anno precedente, così come immaginavamo, senza risorse per il sociale, la cultura, il lavoro, lo sport.
La democrazia e il confronto non sono nelle corde di questa amministrazione. Tanto più oggi che governa l’erede. C’era bisogno di un segnale forte, che uscisse dalle stanze del Comune e fosse motivo di discussione o almeno di domanda tra la gente.
Anche se queste azioni non appartengono alla nostra cultura politica, abbiamo deciso di non partecipare al consiglio per l’approvazione di un bilancio che non condividiamo nella redazione, nelle modalità di discussione e negli obiettivi. Da soli se la sono cantata e da soli se la sono suonata.