Il nome di Giovanni (o altrimenti Giovandomenico o ancora Giovanni Domenico) da Nola, chiamato talora anche semplicemente Nola, probabilmente non dirà un bel nulla alla stragrande maggioranza delle persone, compresi i cittadini del nolano. Presso certe fonti bibliografiche il medesimo risulta, c’è da precisare, menzionato come Giovanni Domenico Del Giovane. In quel cinquecento nolano, che è stato di fatto il siglo de oro della cultura del nolano, tra gli altri astri che brillarono nel firmamento delle arti e del sapere, accanto ai nomi di Giordano Bruno, l’insigne filosofo e letterato a tutti noto, Giovanni Merliano, anche lui a volte chiamato Giovanni da Nola, ma operante in altro campo, quello delle arti figurative e della scultura, Luigi Tansillo, poeta illustre, Pomponio Algerio, pensatore riformato, anche lui finito sul rogo a Roma, brillò anche la sua stella, ma poi quella stella l’hanno persa di vista con il tempo ed egli giace nel dimenticatoio, benché abbia un posto nella storia della musica. Tutti furono in qualche modo eredi e continuatori del lavoro intellettuale di Ambrogio Leone, altro nolano di nome, vissuto nel secolo precedente.
Il Giovanni da Nola cui mi riferisco, che venne al mondo nel comune bruniano l’anno 1510 (anche se la data è incerta, e potrebbe trattarsi anche del 1520 o un anno intermedio), è stato un notevole musicista, tra l’altro eseguito ancora oggi in concerti che si tengono in pubblico. Egli, che io sono solito definire con una certa iperbole come il Mozart di Nola, ebbe effettivamente in comune con il genio musicale viennese del settecento una carica di ringiovanimento e laicismo spiccata ed una prorompente vitalità. Se consideriamo che la musica era stata per tutto il medioevo e lo era ancora allora, con Pierluigi Palestrina, il nume tutelare dei compositori in quel periodo, il XVI secolo, epoca in cui visse Giovanni, essenzialmente musica sacra, il nostro conterraneo scrisse invece integralmente musica popolare, le cosiddette villanelle, ricche di spiriti mondani e realistici, che di religioso avevano ben poco. Il nostro musicista fu molto apprezzato alla corte napoletana del tempo, ricoprendo il posto di maestro di cappella a Napoli, dove visse dopo il suo allontanamento da Nola e morì nel 1598. Si affermò appunto come autore di villanelle, un genere a sfondo popolaresco, ammirate anche da Orlando di Lasso, altro musicista di rilievo del secolo, ma compose anche mascherate, e soprattutto madrigali, svariati su testi del Petrarca, nonché canzoni e sonetti.
Scrisse anche musica sacra, sotto forma di mottetti, cui si aggiungono, a tema profano, un buon numero di canzoni “alla napolitana”.
Quello che più risalta in lui è, dunque la laicità dell’ispirazione e il carattere folclorico, che lo distaccano nettamente dalla musica ancora fondamentalmente sacra che si componeva allora, si pensi, tanto per fare un esempio, al già citato Pierluigi da Palestrina. Inoltre si coglie la vivacità del suono, ben lungi dalla pesantezza di tanta musica medievale o coeva. Giovanni da Nola in tal modo veniva a coincidere pienamente con la temperie rinascimentale, che allora si affermava un po’ dovunque n Europa ed aveva avuto come centro di irradiazione Firenze e la Toscana. La sua musica è vispa, briosa e ritmica, anche se può scadere un po’ nell’esteriore. A parte questo piccolo difetto, l’esperienza di Giovanni è parallela a quella di Volfgang Mozart, che nel settecento – com’egli nel cinquecento – venne a reagire genialmente contro il misticismo e il formalismo – come lui del medioevo – il primo di Johann Sebastian Bach e il secondo del barocchismo in genere, che entrambi l’avevano preceduto, inaugurando così una specie di nuovo rinascimento musicale.
Ecco perché ho chiamato Giovanni, con le dovute differenze ovviamente, per la ben difforme portata artistica e storica, il Mozart nolano. Curiosamente oggi dì egli però risulta per lo più sconosciuto e per nulla suonato in pubblico dalle nostre parti.
Un peccato, perché dovremmo avere a cuore di valorizzare le nostre risorse culturali e non lasciare ad altri di tenerle vive. Spesso accade di credere che l’erba del vicino sia sempre più verde, mentre in realtà basterebbe aprire gli occhi, per scorgere a portata di mano dei tesori che altri ci invidiano e che potremmo sfruttare a nostro vantaggio. Spesso però non sappiamo guardare oltre il nostro naso.
Gerardo Allocca
Gerardo Allocca è uno scrittore della nostra terra, con all’attivo già diversi romanzi, raccolte di racconti e libri di poesie, per lo più reperibili sulla piattaforma Amazon. Docente in quiescenza, i suoi interessi sono in genere culturali e vanno dalla letteratura alle arti figurative, dalla musica alla filosofia e storia, dal teatro al cinema e così via, non escluso il campo della scienza