Vincenzo Campi (consigliere regionale M5S Campania): Diciannove nuove pale eoliche a Bisaccia, come per il biodigestore di Chianche, la Regione se ne lava le mani. L’insoddisfacente risposta alla mia interrogazione alla Giunta.
Alla vigilia della giornata del paesaggio alla mia interrogazione sulla realizzazione dell’ennesimo campo di pale eoliche in Alta Irpinia, la giunta regionale preferisce rifugiarsi ancora una volta dietro ad un parere tecnico per rispondere alla semplice domanda di migliaia di cittadini dell’Alta Irpinia: serve un altro impianto eolico?
Altri 19 aerogeneratori, cavidotti interrati, sottostazioni e stazioni elettriche e soprattutto altre autorizzazioni ad entrare per la manutenzione degli impianti nei campi coltivati, anche con coltivazioni attive. Il tutto in un’area vocata all’agricoltura biologica, alla produzione di grani di pregio, a tutela della quale da anni le associazioni di cittadini si battono.
L’Alta Irpinia è contro il proliferare degli impianti eolici che deturpano il paesaggio, recano danno alle attività agricole e disturbano i residenti delle abitazioni preesistenti che si trovano a poche centinaia di metri dai tralicci alti 100 metri.
La risposta alla mia interrogazione dà conto che non è spirato il termine per la dichiarazione della nullità degli atti autorizzativi, in particolare le autorizzazioni di impatto ambientale datate 2015, in quanto è intervenuta la sospensione dei termini per l’emergenza covid.
Il covid però come tutti sanno è una tragedia immane che ha modificato il nostro rapporto con l’ambiente che richiede nuovo impegno a valorizzare territori e spazi che consentano minori concentrazioni antropiche.
Tuttavia queste aree vengono considerate da una scellerata politica energetica come destinatarie di ulteriori impianti che stanno distruggendo il paesaggio tutelato dalla Costituzione anche con la modifica degli articoli 9 e 41 a maggior tutela delle caratteristiche del territorio.
Il burocrate di turno alla mia interrogazione, a nome di centinaia di produttori di grani pregiati e di residenti che non accettano altri impianti in un territorio che è tra quelli a più alta densità di pale eoliche, risponde che i termini non sono spirati.
Che l’impianto si può fare, anche dopo sette anni dalle autorizzazioni, anche se nel frattempo le nozioni di territorio e di ambiente hanno assunto tutt’altro significato; anche se si sono realizzate centinaia e centinaia di impianti eolici nella stessa area deturpandola definitivamente.
Vince il burocrate, perde il cittadino, e la giunta regionale interpellata, come per il biodigestore di Chianche, se ne lava le mani.