Avvertiamo la necessità di dirlo con chiarezza e semplicità in vista delle prossime elezioni del 25 settembre.
Hanno colpito molto anche noi i sondaggi che prospettano – ad oggi – un astensionismo alto, specie nella fascia degli elettori più giovani.
Siamo consapevoli di alcuni “perché” che spiegano la scelta di non andare a votare (scarsa attenzione ai problemi reali, promesse impossibili, azzeramento delle istanze delle nuove generazioni, perplessità rispetto alle motivazioni che hanno portato alla crisi di governo, scarsa rappresentatività dei candidati dei nostri territori, la percezione di un dibattito politico che urla slogan per assicurarsi voti senza affrontare i problemi – storici e nuovi – che ingolfano il Paese). Lo sappiamo e condividiamo molte perplessità.
Quello che non possiamo perdere, però, è la consapevolezza che solo partecipando è possibile provare a far cambiare le cose.
Solo votando è possibile uscire dall’ombra che consente alla politica di non ascoltare. “Sì, ma sono tutti uguali”. “Sì, ma non cambia nulla”. “Sì, ma poi non realizzano nulla di quello che promettono”. È vero, probabilmente non ci sono liste e candidati “perfetti” e il quadro generale non risponde all’idea di politica cui tutti vorremmo tendere. Ma il mondo è complesso, questa fase storica è complessa, la politica è complessità: leggete, approfondite i programmi e le biografie personali e scoprirete che alcuni candidati e alcuni partiti non sono totalmente in linea con voi, ma almeno in parte sì e che non tutti sono uguali. Questo vi permetterà di capire che scegliere – quale che sia la scelta che farete – ha un senso, perché non bisogna scegliere chi ci rappresenta al 100%, ma chi lo fa di più.
Anche perché la storia ha dimostrato che se c’è una cosa a cui la politica è sorda è l’astensionismo di protesta: la scelta di non votare non è e non viene percepita come l’urlo di chi non è d’accordo, ma come il silenzio di chi si gira dall’altra parte. E avvantaggia tre tipologie di voto: quello organizzato dai “capibastone” locali; quello organizzato intorno a interessi di parte; quello organizzato dalla malavita organizzata, dalla camorra.
Riappropriamoci della bellezza di un momento che è “un pilastro essenziale per la vita democratica e volano per la costruzione del Paese che vogliamo”, come ci ha ricordato la nota che l’Ac ha sottoscritto insieme alle Acli e ai Focolari.
In tanti durante il percorso associativo abbiamo toccato con mano quanto sia bello prendersi un pezzetto di una responsabilità più grande e che riguarda tutti. Quanto sia bello fare la propria parte anche se gli altri non lo fanno, anche se sembra inutile. Vorremmo che ogni cittadino, specie i soci di Ac, si recassero al seggio felici di poter votare, nonostante le difficoltà dei giorni che stiamo vivendo e le preoccupazioni per il futuro. Il voto è e deve restare un momento bello e di speranza.
Votare è un diritto/dovere e rappresenta il primo e più semplice contributo che ognuno di noi può dare alla costruzione di un futuro migliore. Ci piace pensare che è anche per questo che si vota nelle scuole: in modo che prima di entrare nella cabina elettorale, ognuno abbia davanti agli occhi le attese e le speranze dei più piccoli.
Buon voto a tutti.
La Presidenza diocesana dell’Azione cattolica di Nola