Da alcuni anni e vale a dire dall’anno 2000 quando ho iniziato ad intraprendere la mia passione di ricerca storica, mi sono sempre posto domande e curiosità che all’atto in cui ho composto i miei primi scritti non sono riuscito a soddisfare, vuoi per penuria di documenti , prove ed informazioni, vuoi perchè fuorviato da persone che potevano fare altrimenti soprattutto per la storia locale e non per esaudire il mio diletto.
Ma si sa la storia si alimenta del tempo ed in tal caso lo stesso ci ha voluto restituire uno stralcio del passato forinese molto sentito da gran parte della gente locale.A questo punto per dare bando alle ciance mi voglio precipitare nello studio armonico della nostra storia al mese di luglio dell’’anno 1866 allorquando la normalità del nostro paese fu sconvolta dalle continue e preoccupanti notizie che rimbalzavano giornalmente da Napoli e comuni limitrofi. L’attenzione popolare era rivolta circa la voce che raccontava con certezza di un morbo crudele e cieco, con alito pestifero, che dopo aver mietuto migliaia di vittime nella dolce Partenope, dal cielo incantato di Mergellina si dirigeva con estrema fermezza verso la nostra cara terra, per seminarvi terrore e morte; il colera il quale importato dal napoletano piombò in modo violento e autoritario nell’ubertosa valle di Forino. L’impatto fu terrificante, ma nel terribile frangente, si volle che tutto il popolo di Forino e Casali ricolmi d’umiltà e d’infinita speranza, fare ricorso al Santo Protettore.Ed, infatti, vestito di sacco, salì a piedi scalzi la collina del Santo piangendo ed implorando con lacrime e preghiere, la liberazione dal micidiale contagio. Le umili modeste e devote speranze non andarono deluse; da quel momento più nessuno fu colpito dal tremendo colera, anzi le persone in precedenza colpite, guarirono miracolosamente. In questo clima di grande gioiosità il popolo di Forino, stabilì di far eseguire una nuova immagine del Protettore di grande valore artistico che fosse però un vero e proprio monumento, da portare così ogni anno in Forino e villaggi per rievocare in modo perpetuo la prodigiosa liberazione dalla terribile epidemia di colera. In effetti, fu nominata a Forino una commissione composta dai signori dottor Giovanni Fanelli, Nicola Siniscalchi ed Agnello Parise che assolse in maniera esemplare al mandato affidatogli dai forinesi. Fu bandito un concorso a premio dove furono presentati da artisti napoletani tre diversi bozzetti, dai quali ne fiorì un’immagine magnifica, che ritrae in tutta la maestà dei sacri paludamenti, il Vescovo di Mira in atto di benedire cui oggi noi tutti veneriamo Ed in effetti, lo studio che in questi anni imperterrito ho continuato a portare avanti, è stato proprio quello di cercare di ritrovare le immagini degli altri due bozzetti mancanti all’appello visto che l’immagine attuale altro non era che la riproduzione di quello che all’epoca fu scelto dalla commissione.E gli altri due ? Scavando nel passato e raccogliendo notizie e testimonianze di molte persone titolate vicino agli ambienti ecclesiastici forinesi dopo ben diciasette anni l’arcano mistero ha trovato per mia pace ma soprattutto per la Storia della nostra Forino la soluzione meritata.Questi infatti sono i tre bozzetti che la valente commissione si trovò davanti nell’ormai lontano 1866 e da cui come sappiamo fu scelto il numero 02.
La loro storia ha del paradosso in quanto all’epoca dei fatti, i tre diversi artisti napoletani propositori, dopo averli presentati alla commissione con la scelta della stessa caduta sul secondo modello, decisero come nella logica dei fatti di riservarseli per loro stessi .Ed a questo punto che entra in gioco una persona facoltosa di Forino , vale a dire l’ingegnere Girolamo Iacuzio che decise di acquistarli tutti e tre dagli artisti scultori .E ciò fu fatto ed anche a caro prezzo. Successivamente l’ingegnere Iacuzio con l‘avvenuta consegna del simulacro scelto dalla commissione vale a dire l’attuale immagine da noi venerata, il bozzetto che in effetti più rassomigliava alla stessa, decise di tenerselo per la sua cappella gentilizia.
Gli altri due invece ,vale a dire il numero 01 come in figura, fu donato alla Chiesa di Santo Stefano che ancora oggi il 6 dicembre lo espone alla pubblica venerazione mentre il numero 03 dopo quasi 35 anni è stato rinvenuto presso i locali della locale Pro Loco . Infatti lo stesso fu dal Iacuzio donato all’altra chiesa di Forino vale a dire la chiesa di San Silvestro attuale San Biagio al rione Pozzo. Purtroppo di quello centrale il n.02 il ricordo rimane solo in una foto stilizzata visto che da indagini da me fatte è andato smarrito anni fa in seguito ad un furto presso casa Iacuzio in centro storico dove era custodito.