Il recente provvedimento legislativo sulla concorrenza ha palesemente contraddetto e violato il precetto tassativo della legge di riforma dell’ordinamento che ha escluso i soci di capitale dalle società professionali, obbligatoriamente limitato ai soli professionisti.
La normativa (che non può essere derogata) risponde al principio di indipendenza dell’esercizio dell’attività di assistenza e difesa nel processo (civile, penale, amministrativo, tributario, etc.).
Nel contrastare il socio di capitale l’ANAI invoca la tutela della integrità istituzionale, giuridica e morale della riforma forense. La intervenuta modifica legislativa è in contraddizione con il codice deontologico e favorirà certamente la presenza di gruppi di affari, anche contaminati dalla criminalità organizzata, che finiranno per pregiudicare e gravemente inquinare il libero esercizio dell’attività di avvocato.
La presenza di soci di capitale non professionisti finirà, inoltre, per eludere la normativa tassativa sulla libera professione di avvocato, introducendo strumenti elusivi che finiranno per favorire grandi soci di capitali (multinazionali, banche, assicurazioni, etc.) che, attraverso proprie società di servizi, finiranno per condizionare specie i giovani avvocati nello svolgimento di funzioni che solo apparentemente saranno autonome, ma – in realtà – saranno riconducibili a posizioni di dipendenza e di asservimento alle mere logiche aziendali, senza alcuna possibilità di esprimere una valutazione ed una scelta aderente allo spirito della funzione costituzionale riconosciuta dalla Carta Fondamentale del nostro Paese.