Nella mattinata odierna, la Sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile di Avellino, di concorso con la Squadra Mobile della Questura di Napoli, ha dato esecuzione agli ordini di carcerazione, emessi dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli, nei confronti:
- PACIA Aurelio, classe 1972;
- DELLA PIA Armando, classe 1969;
- FUSCO Carlo, classe 1966;
- FERRARO Luigi, classe 1976;
- SINISCALCHI Arduino, classe 1964
- FESTA Maurizio, classe 1968
- PACIA Giuseppe, classe 1958;
- CAPACCIO Pellegrino, classe 1976;
- CAVA Salvatore, classe 1949;
- GUERRIERO Sabato, classe 1961.
I predetti, già condannati nel 2011 per aver fatto parte dell’organizzazione camorristica denominata “CLAN CAVA” dovranno espiare, in regime carcerario, le pene residue confermate con sentenza definitiva, comprese tra i due e gli otto anni di reclusione. L’operazione condotta dagli Agenti della Mobile trae origine da una complessa e serrata attività investigativa intrapresa all’indomani della c.d. strage delle donne avvenuta in Lauro(AV) nel 2002, nel corso della quale, a seguito di un conflitto a fuoco, cinque donne legate da rapporti di parentela con il pluripregiudicato Cava Biagio, vennero barbaramente uccise nell’ambito della faida con il contrapposto clan camorristico “Graziano”. Da tale attività si appurava l’esistenza di un’associazione camorristica, facente parte a Cava Biagio, finalizzata a conseguire e mantenere il controllo e l’esercizio di attività economiche imprenditoriali, al fine di ricavare ingenti profitti, tutti realizzati mediante ripetute azioni intimidatorie e violente ed usuraie ai danni delle parti offese, che si concretizzavano con prelievi di forte somme di denaro presso gli stessi titolari di imprese e edili e commerciali, nonché con l’imposizione di percentuali sugli importi concernenti appalti e lavori pubblici.
I provvedimenti definitivi riguardano anche i capi storici della citata consorteria criminale CAVA Biagio e CAVA Antonio, già detenuti rispettivamente presso la casa Circondariale di Novare e l’Aquila, nei cui confronti la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna ad anni 30 per Biagio Cava e ad anni 21 per Cava Antonio.