Dopo essersi ripreso dalla furia omicida, Aschettino si è allontanato dall’abitazione dei vicini ed è risalito con calma nell’auto. Qualcuno racconta di averlo visto rimontare il caricatore e di averlo sentito gridare frasi del tipo: «Ecco, è così che si fa pulizia». Dopodiché si è dato alla fuga. La caccia all’uomo è durata pochi minuti. I carabinieri della compagnia di Baiano e quelli della stazione di Lauro, coordinati dal colonnello Giovanni Adinolfi, lo hanno bloccato non molto distante dal luogo del delitto. L’omicida aveva percorso solo pochi chilometri: i militari del tenente Oliviero lo hanno bloccato nella sua auto. Lui non ha reagito. È rimasto zitto, fissando il vuoto. Ha alzato le mani in segno di arresa, lasciando la pistola sul sedile del passeggero. L’uomo è stato condotto in caserma. Qui è stato messo sotto torchio dagli investigatori che hanno cercato di ricostruire l’intera vicenda, risalendo anche al movente. L’uomo, secondo i carabinieri voleva compiere una strage. Era andato con l’intento di voler uccidere tutti. Quegli screzi, nati per motivi di parcheggio, avevano coinvolto tutti i componenti delle rispettive famiglie. Ne erano nate discussioni, anche violente, tra mogli, consuocere e capifamiglia. Solo qualche giorno fa l’ennesima lite. Vi era stata una discussione con scambi di accuse e minacce. Aschettino aveva incamerato la rabbia e poi era andato via. Ma, evidentemente, quella rabbia non l’ha mai smaltita, e domenica pomeriggio l’ha tirata fuori e ha sparato contro tutta la famiglia Sepe.