Ecco la nota di Peppe Rubinaccio, rappresentante del MIR nel Vallo di Lauro, su quello che è la situazione dei castagneti in Campania. “La prima cosa che si può pensare, parlando della castanicoltura in Campania è che la Regione in un anno ha creato più danni di cinghiali e cinipide calligeno. Solo chiacchiere, in tanti mesi, ma nessuna risposta concreta. Tavoli, incontri, dibattiti. Il bla bla bla deluchiano ormai è diventato cosa nota. E mentre a Roma ci si consiglia, Sagunto muore. Facile, basta pensare a quello che invece era stato fatto dall’allora assessore alle Politiche Agricole Daniela Nugnes. Anche in termini di prospettiva, mi riferisco alla possibilità di politiche di ristoro anche per il settore castanicolo. Che è invece scomparso dalla programmazione e gli effetti sono evidenti. Secondo un recente audit in Regione Campania, la produzione di castagne in Campania prima della crisi si aggirava intorno ai 300 mila quintali mentre l’anno scorso ne sono stati prodotti 60 mila quintali e quest’anno si prevede un’ulteriore diminuzione. Particolarmente colpita è l’Irpinia, dove i parassiti del frutto, il Cinipide Galligeno, sta devastando i castagneti tipici del Montellese, del Partenio e del Serinese, oltre che di altre aree vocate della Campania, penso anche al nostro Vallo di Lauro, messo in ginocchio dal cinipide. Basterebbe poco. A partire dalla possibilità di estendere anche al settore corilicolo, castagne in particolare, ma anche nocciole, la possibilità di ottenere lo stesso status e gli stessi aiuti di quello dell’ortofrutta. Basterebbe poco, anche se ormai il tempo per i nostri agricoltori è scaduto. Un altro raccolto a rischio e gli effetti di questa disattenzione che si assaporeranno nei prossimi mesi”.