E’ una guerra di cifre che, a prescindere da chi abbia torto o ragione, più che servire a salvare l’Ente, potrebbe contribuire ad “inguaiare” ulteriormente la cittadinanza quindicese. Qualche giorno prima di Ferragosto, l’11 agosto, nel Consiglio Comunale di Quindici si è discusso, anche animatamente, dei conti pubblici. La nuova Amministrazione municipale, guidata dal sindaco Eduardo Rubinaccio, ha proposto e votato compatta la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune ai sensi dell’art. 244 della Legge 267/2000.
Secondo il nuovo gruppo dirigente, insediatosi nel maggio scorso in Municipio, i debiti ad oggi a carico dell’Ente ammonterebbero a 4.197.401,57 euro. Una montagna di passivi che porrebbe il Comune di Quindici in una condizione strutturalmente deficitaria tale compromettere l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili dell’Ente. “Ci troviamo dinanzi a due casi inquietanti – spiega il primo cittadino Rubinaccio – Innanzitutto, la cattiva gestione dei conti pubblici da parte delle amministrazioni precedenti. A ciò si aggiunge la superficialità delle aree preposte nell’affrontare la situazione”. “Sin da subito la nostra compagine, uscita vittoriosa dalla competizione elettorale, si rendeva conto che la situazione economico-finanziaria dell’Ente era fortemente penalizzata dalla cattiva gestione delle amministrazioni precedenti”, prosegue il sindaco di Quindici.
“Le prime avvisaglie sono state avvertite già al momento della verifica straordinaria di cassa, avvenuta al momento dell’insediamento, dalla quale emergeva inequivocabilmente che vi era una costante e permanente anticipazione di cassa per circa 651mila euro”.
Il Comune di Quindici, pertanto, si trova in una evidente carenza cronica di liquidità. A ciò, sempre secondo quanto riferito dal sindaco, si aggiungono pignoramenti, debiti di liquidità, in particolari quelli nei confronti di Irpinia Ambiente: un milione e ottocentomila euro. Da qui la dichiarazione di dissesto, che oltre ad incrociare l’ovvio e scontato parere politico negativo del primo cittadino uscente Liberato Santaniello, deve fare i conti anche con i pareri sfavorevoli del Responsabile dell’Area Finanziaria e del Revisore. Per entrambi sarebbe opportuno evitare la procedura del dissesto dal momento che è possibile adottare “misure correttive e fare fronte ai debiti liquidi ed esigibili con le modalità di cui agli artt. 193 e 194 TUEL”. In buona sostanza, come soluzioni si propongono la riduzione della spesa del personale, l’aumento dei tributi locali e l’utilizzo dei proventi derivanti dai tagli boschivi (per i quali, è bene precisare, non è stato ancora approvato il piano di assestamento forestale). Ad ogni modo, per Responsabile d’Area e Revisore, “ad oggi il Comune non è tra gli enti strutturalmente deficitari secondo i parametri stabiliti dal DM 2009, avendo tra l’altro chiuso i conti consuntivi degli ultimi cinque anni con avanzi seppur vincolati ed i relativi bilanci in pareggio contabile”. Le relazioni tecniche inducono pertanto l’ex primo cittadino quindicese Liberato Santaniello, oggi all’opposizione, a ritenere le considerazioni del suo successore una “vera mostruosità”. “Pensare che l’anticipazione di cassa sia da considerare un debito verso terzi, quando il tesoriere è il Comune stesso o un suo braccio operativo, significa non capire nulla di pubblica amministrazione. Ma, soprattutto, meraviglia come nella relazione del sindaco non vi sia traccia del parere negativo del responsabile dell’area finanziaria. Questo capita quando si confonde politica e gestione”, aggiunge Santaniello. Ed ancora: “La verità è che in 8 mesi di amministrazione, purtroppo, non sono state recuperate somme disponibili ne tanto meno messe in campo idee per creare nuova liquidità: dovendo fare il bilancio di previsione 2015 entro il 31 luglio, non avendo idee o tempo per recuperare fondi, si è preferito scegliere una strada che il paese non può sopportare. Non possono onorare gli impegni assunti in campagna elettorale, ed hanno trovato una realtà di 1785 abitanti per amministrare la quale, in questo momento storico, occorrono competenza e coraggio che questa Amministrazione non possiede”. In caso di approvazione del dissesto da parte della Corte dei Conti e del Ministero dell’Economia, sarà la cittadinanza quindicese a pagarne le conseguenze. Infatti, verrà chiesto all’Ente locale di “contribuire” al risanamento attraverso l’adozione di provvedimenti eccezionali. L’Ente dissestato sarà innanzitutto tenuto ad approvare un nuovo bilancio, basato principalmente sull’elevazione delle proprie entrate al livello massimo consentito dalla legge, vale a dire che tutte le tasse comunali (IMU, addizionale comunale, TARI) saranno aumentate il più possibile fino ad arrivare al tetto massimo consentito dalla legge, basato, inoltre, sul contrasto all’evasione e sul contenimento di tutte le spese. Spese comunali significa in primis personale: la legge prevede che gli impiegati comunali devono essere nella misura di 1 su 93; pertanto da questa procedura scaturiranno esuberi di personale che verrà posto in mobilità.