Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Avellino hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli nei confronti di Biagio Cava e Giuseppe Giugliano, per i reati di tentato omicidio nei confronti di Felice Graziano (i fatti risalgono al 18 maggio del 2005, quando Graziano era il capo della associazione mafiosa omonima, poi divenuto collaboratore di giustizia) e di porto e detenzione illecita di armi, aggravati dal metodo mafioso. Il tentato omicidio in contestazione è maturato e si inserisce nel contesto della contrapposizione tra le due associazioni mafiose CAVA e GRAZIANO. Esso costituisce la risposta del clan CAVA alla cosiddetta “strage delle donne”, avvenuta nel 2002, in cui furono uccise da parte di esponenti del clan GRAZIANO tre donne della famiglia Cava, tra cui una figlia e una sorella di Biagio, mentre un’altra figlia rimase paraplegica in conseguenza delle ferite riportate. L’organizzazione dell’agguato e le modalita furono stabilite da Biagio Cava, mandante del tentato omicidio, mentre Giuseppe Giugliano Giuseppe, unitamente ad Aniello Acunzo (che ha reso dichiarazioni auto ed eteroaccusatorie), ebbe il ruolo di esecutore materiale. Per tale delitto venne utilizzato un Fiat Fiorino furgonato di colore bianco, di provenienza furtiva, sul cui tetto fu realizzato in modo artigianale un foro, poi coperto con una cassetta della frutta. L’agguato fu portato a termine presso l’abitazione di Felice Graziano, sita nel centro di Quindici. Giunti sotto casa della vittima, gli autori notarono che questi era affacciato al balcone, per cui il Giugliano (che era alla guida del veicolo) rallentò la marcia del veicolo. Uno degli indagati, sporgendosi dal foro realizzato sul tetto del veicolo, sparo un colpo d’arma da fuoco, utilizzando un fucile-mitragliatore kalashnikov, che non colpì la vittima, ma si conficcò sotto il balcone. Il Graziano reagì esplodendo alcuni colpi di pistola, che colpirono il furgone nel lato posteriore, nel mentre si allontanava velocemente dal posto. Il progetto omicidiario nei confronti di Graziano, era già concreto da alcuni anni, come emerso dalle indagini e dal processo relativi alla associazione camorristica dei Cava. L’esatta ricostruzione dell’agguato è stata resa possibile dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ma anche dall’attività investigativa svolta dal personale della Squadra Mobile della Questura di Avellino.