Riceviamo e pubblichiamo. Taurano. Vincenzo Valentino non era solo. Zi Vicienz’ – come lo chiamavano tutti e purtroppo no, questo non è un nome di fantasia, poiché è stato rivelato su molti giornali locali senza tutelare la privacy dello stesso e dei suoi cari – era un tranquillo pensionato e, come tutte le persone della sua età, aveva i suoi problemi di salute. Zì Vicienz era stato operato di tumore alla vescica nel 2011 e da allora utilizzava le urostomie, i famosi sacchetti per l’urina che venivano cambiati a giorni alterni dai suoi figli. Una ventina di giorni prima del tragico evento, aveva addirittura affrontato un delicatissimo intervento all’aorta addominale, con un decorso positivo. Nonostante tutto, Vincenzo amava l’indipendenza, voleva essere libero di decidere i suoi orari e le sue attività sociali: abitava da solo per sua scelta,era autonomo nella mobilizzazione e nella gestione della sua persona. Le pulizie e il bucato venivano fatti a turno da figli e nipoti. Aveva anche una vita sociale; quotidianamente si recava al bar del paese a giocare a carte con gli amici o, semplicemente, a fare quattro chiacchiere e canticchiando qualche canzone dei tempi che furono. Insomma Vincenzo Valentino, era un uomo tranquillo, che conduceva un’esistenza assolutamente serena. Nessuno dei suoi figli e dei suoi nipoti poteva immaginare quanto sarebbe accaduto e nessuno si aspettava di essere sbattuto come un “mostro” in prima pagina. La famiglia Valentino conosce e apprezza il duro lavoro dei cronisti ma ritiene doveroso che venga fatta luce su alcuni aspetti della vicenda che non sono stati trattati, non certo per “salvare la faccia”, ma per amore della Verità e della Giustizia e soprattutto per rispetto nei confronti di Vincenzo Valentino, colui che più è stato leso nella propria privacy. Intorno alle ore 10.30 di quel maledetto 27 Luglio, il figlio primogenito C.V., si reca a casa sua per fargli visita, suonando al citofono come abitualmente accadeva ma, non ottenendo la consueta risposta e credendo che l’anziano uomo non avesse sentito il citofono, C.V. suona alla signora del piano di sopra per farsi aprire. Il portoncino è socchiuso e da lontano lo intravede in camera da letto. Entra in camera, lo chiama più volte, si avvicina al letto e, credendo che avesse avuto un malore, lo tocca. Basta qualche istante per capire quanto accaduto: lo shock di vedere il padre morto è forte! Chiama gli altri fratelli per fare in modo che accorressero e questi arrivano dopo pochi minuti. Nel frattempo va personalmente al Commissariato di Polizia di Lauro per segnalare l’accaduto alle forze dell’ Ordine che si recano sul posto per i rilievi del caso. Ciò che Zi Vicienz ha fatto ha lasciato tutti senza parole, in primis la sua famiglia, che gli stava accanto, e convivere con tante domande alle quali solo lui avrebbe potuto rispondere non sarà facile per nessuno dei Valentino. Ciò che è sicuro è che l’uomo non soffriva di depressione o di apatia, anzi, era ben noto per il suo carattere aperto e gioviale. Chi realmente lo conosceva non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere: la sua natura era quella di un uomo concreto, lavoratore, ligio alla famiglia. Ai suoi cari,oltre al suo ricordo e alla rassegnazione, rimane la consapevolezza di essergli stati vicini sempre e di averlo accudito fino alla fine, come sottolineato anche dal Parroco nell’omelia. Soprattutto rimane l’amore e l’attaccamento ai valori della famiglia, valori che lui stesso con il suo esempio ha trasmesso e inculcato a figli e nipoti. La preghiera aiuterà tutti loro a superare anche questa prova.