Votare no al referendum del prossimo mese di ottobre nel Vallo di Lauro non è solo da leggere come una convinta scelta contro una Riforma che ha fatto scempio della Costituzione e che sottrae poteri ai cittadini e mortifica il Parlamento, ma un vero atto di appartenenza all’Irpinia e soprattutto di salvaguardia da disservizi ed effetti negativi che anche la Legge elettorale, collegata alla riforma, porterà. I collegi plurinominali previsti dall’Italicum e la nuova geografia istituzionale disegnata in modo raffazzonato e maldestro da parte del Governo e da tecnici che non conoscono neanche il territorio, impone una vera e propria mobilitazione. Ma una mobilitazione convinta, non a prescindere o per pura appartenenza politica. A partire dalle amministrazioni locali, che invece sono rimaste in silenzio di fronte allo spezzatino istituzionale proposto e al grave vulnus istituzionale e di rappresentanza che si determinera’ conseguentemente. Siamo di fronte al confinamento della nostra area a periferia del napoletano. Questo territorio viene scippato di una sua identità, quella irpina e a distanza di anni, sventata l’ipotesi che si potesse giungere alla provincia di Nola. Cosa vuol dire in termini pratici? Quello che anche i democratici del Vallo di Lauro sostenevano, in un incontro tra i circoli organizzato il 14 settembre 2015. Ragioni che ora vi nasconderanno, perchè nel frattempo hanno cambiato idea, rispondendo «signorsì» all’ordine giunto da Roma. E dunque: il passaggio ai servizi con l’area nolana. A partire dalla gestione di quelli essenziali. Parlo della Gori, dei costi che gli stessi signori del Pd avevano criticato. Penso alla sanità e a quello che vorrà dire in termini pratici dipendere dall’area nolana. E’ sotto gli occhi di tutti. Non serve dire altro. Ma ci sono anche questioni come la polizza Rca auto, l’assicurazione e i costi dell’area metropolitana. Sono piccoli esempi che però devono far riflettere sulla china che stiamo andando ad imboccare. Perchè l’effetto di questa nuova geografia sarà una vera e propria annessione. Mi duole che questa legge sia passata anche con il voto dei parlamentari di questo collegio, a cui avevamo sempre chiesto un ripensamento, un moto di coraggio, un atto di amore per questa terra. Alla fine hanno preferito come sempre pensare al proprio orticello e alla carriera, infischiandosene delle istanze del territorio. E per questo che è necessario ora che non solo i politici, ma anche i cittadini si mobilitino affinché questo «mostro» politico venga modificato. Il vero paradosso che i nostri cittadini si troveranno alla Camera a votare insieme all’area nolana, alla Regione invece a votare insieme all’Irpinia. Una contraddizione che si deve cancellare, prima che questa terra si trovi di nuovo mortificata da scelte calate dell’alto. I parlamentari, che dovrebbero intercettare i bisogni dei cittadini, dovrebbero fare davvero il loro ruolo, quello di rappresentare il territorio e soprattutto la sua identità. Purtroppo paghiamo lo scotto di una rappresentanza parlamentare nominata, non eletta. Che non si sente nel dovere di rappresentare il territorio, ascoltare le comunità, farsi carico delle loro istanze. Ora basta, abbiate anche voi un moto di dignità istituzionale, scegliete di dare una risposta alle vostre terre. Serve un risveglio di coscienze anche da parte degli stessi elettori del Partito Democratico, che non seguono i dicktat imposti dall’alto, ma ragionano con una propria coscienza e la libertà di autodeterminarsi sulle scelte del proprio territorio. Allora si che vi potrete chiamare Partito Democratico, un partito che ragiona con la propria testa e con le proprie idee.