Chiare, fresche e dolci acque. Petrarca sicuramente non passava per l’Irpinia, dove da troppo tempo le acque a quanto pare si sono intorbidite. E c’è un preciso disegno, quello di «accaparrarsi l’affare milionario della gestione del servizio idrico nel centro-sud Italia, con la complicità silente delle istituzioni, Regione e città metropolitana in primis, che invece dovrebbero rispettare la volontà popolare che ha detto chiaramento no alla gestione privata dell’acqua», tradendo lo spirito referendario, quello che nel 2011 milioni di italiani hanno espressamente chiesto che restasse pubblica. Chiaro chi sono gli ideatori di questo intorpidimento delle acque. Tutti coloro che vogliono usare una delle ricchezze più rilevanti dell’Irpinia ai privati. Perché è vero che Ge.se.sa è collegata all’Acea, ma si sa che Acea è una società pubblico privata. E i privati hanno un ruolo rilevante. Per noi, del Vallo di Lauro, si tratta di un doppio scippo. Visto che da anni subiamo l’esproprio della nostra acqua, a Quindici in particolare, che finisce per fornire comuni dell’area vesuviana. E noi paghiamo il triplo per una risorsa nostra. Legittimo parlare di acque poco chiare, ma io aggiungerei che è compito di ogni cittadino renderle, per i protagonisti di questa manovra antireferendaria, acque agitate. Sbaglia anche l’onorevole Famiglietti a distribuire deleghe in bianco a soggetti che hanno fin troppo dimostrato di non avere le idee chiare su questo tema. Noi garantiremo che ci saranno acque agitate ed una mobilitazione vera, non di facciata».