«Ad Avellino e provincia la gestione dell’Edilizia popolare pubblica, dalla riqualificazione alle assegnazioni delle abitazioni, è succube della malapolitica», così Rita Labruna, capolista di Terra in corsa per l’elezione in Consiglio regionale.
«Dalla giunta Caldoro ad oggi – ricorda Labruna – la riforma che riguarda l’edilizia pubblica popolare è al palo. Nel 2016 la riforma approvata è rimasta sospesa, l’attuale presidente della regione con il sostegno dei consiglieri ha avocato a sé la delega».
«Attualmente nessuno è stato delegato a livello provinciale per firmare i contratti di riscatto, della proprietà alloggi. Se l’assegnatario vuole riscattare gli viene risposto che si attendono indicazioni dall’Acer di Napoli».
«Nella città capoluogo ci sono circa 3mila alloggi di cui 1700 ex Iacp e 1300 comunali: un patrimonio edilizio che non viene manutenuto da molto tempo sia livello strutturale che di impianti termici e di infissi. Questo incide molto sulla qualità della vita, sulla dignità delle persone, la lotta alla disuguaglianza e legalità. Pensiamo alla fase della Pandemia, le persone che le abitano sono state costrette a condizioni di maggiore sofferenza».
«Cosa si potrebbe fare? Innanzitutto aprire un tavolo di discussione, tra istituzioni e parti sociali, che edilizia non sia utilizzata per scambio elettorale, magari rivedere il regolamento per le assegnazioni a livello regionale, evitando ancora i tempi sospesi dell’Acer».
«Nel frattempo si potrebbe utilizzare il Bonus 110% stanziato dall’attuale governo, attrezzarci in maniera da sfruttare questo finanziamento per rinnovare il patrimonio edilizio pubblico. L’economia consente allo stesso inquilino, di agire attraverso rete associativa che concorda i soldi del bonus direttamente alla ditta e con convenzioni bancarie etiche. Questo non solo per il recupero del patrimonio dell’edilizia, ma per garantire salute dignitosa, diritto all’abitare alle persone».