Alle prime ore di oggi, a Torre Annunziata e Pompei, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto disposto d’urgenza dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di 12 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione, detenzione e porto illecito di armi, aggravati dalle finalità mafiose.
L’indagine, avviata nel luglio 2016, ha riguardato le attività mafiose di capi e affiliati dell’associazione camorristica Gionta (storicamente egemone nel territorio di Torre Annunziata), consentendo di ricostruire l’attuale organigramma del clan, accertando che l’attuale reggenza è ancora saldamente rappresentata dai soggetti della c.d. vecchia guardia, ovvero Amoruso Vincenzo cl.70 e Della Grotta cl.69, conosciuti dagli altri affiliati come “i due boss che abbiamo adesso” , come recita un pizzino rinvenuto dagli inquirenti nel corso dell’indagine. Questi ultimi subentravano – nel ruolo di comando – a Ciro Nappo, elemento di spicco del clan, che aveva diretto il clan e promosso attività estorsive in danno dei locali imprenditori e commercianti, ancorché in stato di latitanza e fino al momento del suo arresto, avvenuto il 26 maggio 2016 in un casolare agricolo di Trecase (NA) per mano degli stessi militari del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata.
L’attività consentiva di documentare una diffusa e sistematica attività estorsiva – attuata dal clan mediante violenza e minacce anche implicite – su tutto il territorio di Torre Annunziata, riscontrando almeno venti condotte estorsive ai danni di 14 tra imprese, esercizi commerciali, società di ormeggi e centri medici, ai quali veniva imposto, in misura variabile in base alla capacità economica della vittima (fino a 4.000 euro mensili), il pagamento mensile, annuale o in occasione delle tre principali festività (Natale, Pasqua e Ferragosto). Gli affiliati raccoglievano le estorsioni seguendo una autentica mappatura che consentiva di individuare i negozi che dovevano pagare i Gionta da quelli che invece appartenevano all’altro clan torrese, detto Gallo-cavalieri.
Veniva inoltre certificato come il citato sodalizio camorristico avesse siglato dei patti criminali con le organizzazioni mafiose dei “Gallo-Cavalieri” e “Limelli-Vangone” (operanti rispettivamente a Torre Annunziata e nei comuni limitrofi di Boscotrecase, Boscoreale e Trecase), per la spartizione del territorio di influenza e delle imprese da estorcere.
Il denaro provento delle estorsioni viene utilizzato per il sostentamento delle famiglie degli affiliati. E’ stato registrato, a tal proposito, una particolare aggressività delle mogli dei detenuti della vecchia guardia, le quali pretendono un mantenimento “privilegiato”, in quanto i mariti “hanno fatto la storia del clan, sono quelli che hanno conquistato i soldi dei negozianti”. Emblematico è il caso della moglie di un ergastolano la quale rimprovera al clan uno scarso attivismo nella gestione del racket, con grave pregiudizio per lo stipendio di tutti gli affiliati.