A lasciare l’Italia senza neve e a mandare la natura in tilt con fioriture fuori stagione e api sconvolte è stato un mese di dicembre che ha fatto segnare una temperatura superiore di 2,09 gradi la media storica ma l’anomalia è stata addirittura di 2,54 gradi nel centro Italia e di 2,65 gradi nel mezzogiorno, valori mai registrati prima. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla banca dati aggiornata Isac Cnr che rileva le temperature dal 1800 e che classifica il 2022 come l’anno più bollente con una temperatura media superiore di 1,15 gradi e la caduta del 30% di precipitazioni in meno, rispetto alla media storica del periodo 1991-2020.
La mancanza di precipitazioni e le temperature troppo alte per l’innevamento artificiale hanno provocato la chiusura di molti impianti che – sottolinea la Coldiretti – è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera, dall’alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi fino alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi.
Se le piste da sci nel centro Italia sono deserte con un pesante danno per l’economia locale, la mancanza neve in questa stagione – continua la Coldiretti – crea difficoltà anche per l’agricoltura secondo il vecchio adagio contadino “sotto la neve il pane. L’annunciato arrivo del maltempo con piogge diffuse e nevicate copiose sulle Alpi e sugli Appennini salva dunque dalla siccità in una situazione in cui lo scorso anno secondo la Coldiretti sono cadute il 30% di precipitazioni in meno in Italia con laghi e fiumi a secco e scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell`arco alpino ed appenninico.
Ma a preoccupare – sostiene la Coldiretti – è anche il caldo anomalo con le coltivazioni ingannate da una finta primavera che si stanno predisponendo alla ripresa vegetativa con gemme e fioriture anomale, dalle mimose ai limoni. Il rischio concreto è che – spiega la Coldiretti – nelle prossime settimane le repentine ondate di gelo notturno brucino fiori e gemme di piante e alberi, con pesanti effetti sui prossimi raccolti futuri.
Si accentua – sottolinea la Coldiretti – la tendenza al surriscaldamento in Italia dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo che hanno già superato quest’anno i 6 miliardi di euro.