di Valentina Guerriero
Secondo film per Maccio Capatonda, dopo Italiano Medio nel 2015 che fu accolto tiepidamente dal pubblico: i suoi non sono film che sbancano al botteghino, seguiti dal popolo di internet più abituato a youtube che a recarsi in sala, siamo perciò lontani dagli incassi di Checco Zalone, eppure queste due pellicole di Maccio risultano notevolissime, molto più di quanto ci si potrebbe aspettare ad un primo impatto da un paio di film comici. Il timore poi che Maccio ricicli sempre gli stessi personaggi e le stesse battute (cosa che effettivamente fa, ma con una grande abilità e finalmente unendo il tutto con un unico filo conduttore) ha fatto sì che i suoi film fossero lasciati in secondo piano anche dai suoi fan. Ed è questo un altro motivo per cui non tutti hanno passato le loro serate di primavera a parlare di Omicidio all’Italiana, scartato per dedicarsi ad altre uscite più vistose. Distribuito dal 2 Marzo 2017 al cinema, Omicidio all’Italiana è disponibile in dvd dal 22 Giugno. Anche se non è quello il suo intento primario, Maccio/Marcello Macchia, originario di Vasto, ci fornisce di nuovo una descrizione delle abitudini italiane e dei meccanismi nascosti all’interno della televisione. Non andando per niente lontano dalla realtà, passa da “Mastervip” a “Chi l’acciso“, programmi televisivi parodia della tv italiana che appaiono rispettivamente in Italiano Medio e Omicidio all’Italiana. Se Italiano Medio era stato un capolavoro di saggezza, poco gradito proprio agli italiani medi da Macchia descritti e che ricercano solitamente nei film una comicità che non li porti a riflettere (sì ai cinepanettoni, e no ai film che puntano il dito sui problemi, presentando come comiche situazioni che sono assolutamente vere), il secondo film di Maccio si concentra invece su situazioni molto più circoscritte, essendo ambientato ad Acitrullo, ipotetico paese del Molise di soli 16 abitanti.
Omicidio all’Italiana si presenta più adatto al grande pubblico rispetto al suo gemello (si tratta, ovviamente, di gemelli eterozigoti) Italiano Medio, comprendendo in sé temi meno gravosi ma non per questo meno reali: il Molise, luogo che “non esiste”, è al centro della storia e se vi è mai capitato di fare un giro per alcune zone centrali d’Italia vi renderete conto di come il paese di Acitrullo creato da Maccio sia verosimile, con le sue discese e le sue salite, le strade disagiate e impercorribili, qui Campobasso e i suoi apericena sono visti come sogni quasi irraggiungibili, che in confronto la vita sulla 7bis Nolana, che un po’ noi discriminiamo, sembra quella della California. Infatti da paesi come Acitrullo anche solo raggiungere Isernia e Campobasso può diventare un’impresa, e la descrizione di questo viaggio è proprio il modo in cui inizia il film, con protagonista un corriere che cerca di raggiungere il paese per consegnare un computer ed un modem 56k.
Anche se ufficialmente Acitrullo è collocato in Molise, in realtà il film è stato girato a Corvara, in provincia di Pescara, 269 abitanti. In effetti Abruzzo e Molise in alcuni aspetti sono molto affini e guarda caso qualche tempo fa un amico aveva per me girato dei numerosi video-documentari della sua vita in Abruzzo. Tra i paesi che mi mostrava con perplessità mentre andava in auto a Pescara per il sushi-apericena accompagnato da cover band di dubbia qualità di Rihanna e Pink Floyd, c’era proprio Corvara che avrei rivisto più avanti nel film di Maccio. Il mio amico faceva 100 km per un sabato sera “decente”, mentre qui ci lamentiamo con snobismo della scelta dei bar.
In pratica le giornate degli abitanti di questi paesi molisani-abruzzesi oscillano tra un’esistenza lenta e il sogno di una civiltà lontana. Una civiltà che risulta comunque non essere mai alla loro portata e si ferma a città di media grandezza (50 000 abitanti per Campobasso, 120 000 per Pescara, 21 000 per Isernia) ma che perlomeno offrono dei bar e delle gelaterie. Non a caso, quando nel film l’ispettrice Pertinente dice di venire da Roma, Herbert Ballerina le risponde: “Ah, estero.”
Anche se isolati, non è necessario guardare con giudizio negativo Acitrullo & friends, che per certi aspetti sono profondamente affascinanti per la tranquillità nella quale sono immersi. Ma noi siamo di questi centri solo osservatori esterni. Per le persone che invece sono nate e cresciute in queste zone – e che ovviamente sono state costrette a trasferirsi altrove per motivi di lavoro e di studio e guarda caso non ci sono mai più tornate – il futuro di questi paesi è un serio argomento di discussione e mi è capitato di prendere parte a volte a delle conversazioni sul futuro di paesi come Bojano o Cerro al Volturno. C’è chi sostiene che questi centri verranno abbandonati, altri che verranno ripopolati e avranno futuro, perché sono belli. Sono belli in effetti, non mettiamo in dubbio ciò, ma ripopolare questi luoghi e trovare pure qualcosa da farci è una speranza di chi questi posti li ha amati, ci ha vissuto e poi li ha abbandonati, insomma, si tratta di discorsi mossi dai sensi di colpa, perché in fondo il mondo si muove in una direzione diversa e nonostante l’affezione alle proprie radici tutti sognano almeno un paio di gelaterie, Zara e le mutande di Tezenis.
In ogni caso, nel film di Maccio ci si sente maledettamente coinvolti. Non so come possano reagire gli abitanti di uno di questi paesi nei confronti di Omicidioall’italiana, se questo film potrebbe destare in loro irritazioni. Ma in un paese come Acitrullo non avrebbero comunque un cinema per vedere il film di Maccio e non riuscirebbero neanche a comprarsi il dvd in una Feltrinelli o una Mondadori, quindi il problema non si pone. Per chi invece in quei posti c’è solo capitato e mai abitato, scatta un immediato e assoluto feeling con tutta la storia. Sembra di essere proprio in uno di quei paesi in cui tutti abbiamo vagato, in quelle strade sterrate suggerite dal navigatore, di cui ci eravamo compiaciuti nonostante fossero sbarrate dalle mucche o dai lavori in corso. Un inverno in cui dovevamo raggiungere Campobasso le strade erano interrotte venendo praticamente da qualsiasi direzione, e alla fine, senza volerlo, nella notte, ci ritrovammo a Isernia. Sembrava di essere in una barzelletta sul Molise, e invece era realtà: ma ne valeva la pena, quel “vuoto” tra i paesi era seducente, tutta quell’erba anche e gli animali sulla strada ci guardavano con occhi rotondi e dolci, nei piccoli paesi si sentiva l’odore di case lavate e nei pochi negozi si trovavano cose che non c’erano da nessun’altra parte.
Se non avete niente da fare, prendete la macchina e partite per un paese situato in un posto a caso in mezzo a Pescara – Campobasso – Isernia: sarà come essere nel film, come viaggiare nel tempo e nello spazio. Troverete cose che non avreste neanche immaginato potessero esistere. E comunque, avrete sempre modo di fare foto agli animali, cosa che di solito vale da sé il costo del viaggio.
Ma vediamo uno ad uno gli elementi più rilevanti e il perché sono veri
– IL BABBACCHIONE. Ricorda la mitologica Luisona del Bar Sport di Stefano Benni. In ogni bar scadente che si rispetti, esistono dei dolci che non andrebbero mai mangiati, spesso messi solo per esposizione. La Luisona di Benni fu inavvertitamente mangiata da un ignaro passante che non conosceva da quanto tempo la Luisona stesse sopravvivendo nella teca dei dolci. Il Babbacchione però è di più di una Luisona qualsiasi: è il dolce tipico di Acitrullo, da accompagnare rigorosamente con l’Amaraccio, il liquore tipico di Acitrullo. Ammettiamolo: non è realtà solo la Luisona da esposizione, ma anche questi dolci tipici che sicuramente esistono e sovente fanno pure schifo.
Un bar a Sepino- La contessa filantropa intorno alla quale ruota l’intero film, assassinata all’inizio della storia: true story, in questi paesi ci sono contesse che riparano gli orologi della città e cose del genere, con cui andare a cena in ristoranti e castelli e che alla fine vi lasciano anche qualcosa in eredità se gli avete potato per bene il giardino.
– L’apericena a Campobasso. Mi è capitato di andare a Campobasso non molto tempo fa, per una – diciamo – riunione, non specificherò di che tipo per la privacy delle persone coinvolte, le quali erano estremamente colpite dal lungo viaggio che avevamo intrapreso per loro e ci avevano definito I FORESTIERI (continuando a ripetere, colpitissimi, “I SIGNORI VENGONO DA NAPOLI!!!” come se da chissà quale posto lontano venissimo). In questa occasione Campobasso si è rivelata molto fashion, con centri commerciali ed un elegantissimo bar, ed era ovunque piena di studenti abbigliati come spagnoli ventenni in Erasmus. Da visitare: il castello Monforte e il Museo Sannitico.
La metropoli di Campobasso vista dall’alto, luogo in cui emigrano la maggior parte dei molisani in cerca di lavoro
Il castello Monforte di Campobasso, il cui custode, Nicola Tudino, è autore di uno splendido libro in cui descrive la sua malattia mentale: Cuore di terra – Nicola Tudino, edito da Aletti, e che vi consiglio.
Acitrullo-Corvara, paese in cui è stato girato il film di Maccio– Le salite e le discese. Provate a fare un giro a Colli al Volturno, o a Bojano, o dove vi pare.
Cerro al Volturno (IS)
Rocchetta a Volturno (IS) – Rocchetta Alta – resti del castello e del centro abitato
Colli al Volturno (1343 abitanti) è considerato un centro dello shopping per i paesi vicini
Castel San Vincenzo, 516 abitanti. Il paese gode di una bellissima vista sull’omonimo lago artificiale– Il turbamento. Per darvi un’idea di quanto sia effettivamente sperduto il Molise, vi dico che quando dovevo imbarcarmi a Termoli (CB) per le Tremiti, in circa 70 km vi era un’unica area di servizio, la Biferno, e all’ingresso del bagno, all’alba, ci ho trovato un cucciolo di pipistrello morto. L’unico altro posto sulla strada in cui ci si sarebbe potuto fermare, tendenzialmente per camionisti, era chiuso. Anche trovare i croissant nei bar non è qualcosa di scontato, e nella maggior parte dei paesi si può avere solo qualche prodotto semilavorato (che importa fare cornetti, quando c’è il BABBACCHIONE)
– La tecnologia. Il film di Maccio si apre con l’introduzione ad Acitrullo di un computer e di un modem con connessione 56k, portati dal corriere con grande difficoltà. In questi paesi in effetti a volte appaiono evidenti segni di tentativi di modernismo: il cartellone luminoso “Benvenuti a Sepino” incontrato quando andai a visitare gli scavi di Saepinum sembrava davvero di una tecnologia immane se paragonato all’offerta del resto del paese (anche se era davvero un bel paese, piacevole e perfettamente ristrutturato).
Non ha avuto la stessa sorte di “perfezione” la Civita Superiore di Bojano, completamente abbandonata a se stessa, sebbene sede di rinomati ristoranti come il Borgo Antico di Filindo, a detta del proprietario frequentato anche da Paul McCartney.
Insomma, per non allontanarci del tutto e proseguire all’infinito con una guida rossa del Molise e ritornare al film di Maccio, posso dirvi che comunque un premio l’ha anche incassato: Nastro d’Argento a Sabrina Ferilli, che interpreta la conduttrice Donatella Spruzzone. Ci tengo a ripetere che anche se questi film ad un primo impatto pare potrebbero essere evitati, inducendoci a pensare che non ci sia niente di nuovo e venga riproposta la solita comicità, Italiano Medio e Omicidio all’Italiana non deludono e sono davvero molto più intelligenti di quel che vorrebbero sembrare: il formato “lungometraggio” conferisce a Maccio un’epicità che nei suoi prodotti brevi andava a perdersi nel tempo, mentre negli anni questi due film rimarranno, fotografia di un’Italia post 2000 che in maniera così sapiente non era stata ancora descritta.
(Valentina Guerriero)
Letture consigliate: Cuore di terra – Nicola Tudino, edito da Aletti
Film consigliati: Italiano medio – Assassinio all’italiana – Maccio Capatonda
Ristoranti consigliati: Borgo Antico – Civita Superiore di Bojano (Filindo)