“Il sistema produttivo italiano è comunemente additato come poco propenso a investire. Ma in un contesto pandemico e di spossatezza geopolitica mondiale dovuta al conflitto ucraino Russo, per l’Ugl metalmeccanici le cause più frequenti sono Il crollo degli investimenti legato alla profonda crisi economica: credit crunch, peggioramento delle prospettive di domanda, erosione della redditività. Oggi il sindacato deve essere moderno, innovativo, partecipativo e propositivo non arroccandosi su posizioni meramente di stampo politico che nulla hanno a che fare con lavoro, difesa occupazionale e innovazione”.
Lo ha affermato Antonio Spera, Segretario Nazionale Ugl Metalmeccanici, a conclusione della tre giorni di assemblea Nazionale della federazione svolta a Rimini alla presenza di autorevoli esponenti del mondo lavorativo, politico e sindacale, che ha visto giungere nella cittadina romagnola tutti i dirigenti della federazione metalmeccanica italiani, i Segretari Nazionali di categoria, i segretari confederali, i vice segretari generali Luigi Ulgiati e Luca Malcotti con la onorevole partecipazione del Segretario Generale Ugl, Paolo Francesco Capone.
“Nel rispondere al balzo internazionale dei prezzi delle materie prime il governo deve dare la priorità alla tutela dei più deboli. Come Ugl lo ribadiamo poiché è senza dubbio un obiettivo essenziale quello di evitare una crisi produttiva industriale mantenendo allo stesso tempo la coesione sociale. L’aumento dei prezzi di petrolio e gas sta mettendo in difficoltà il settore industriale Italiana che a sua volta ha sospeso la produzione. L’effetto sui diversi settori è già evidente, come lo è quello sui singoli cittadini, rischiando di portare a un ulteriore aumento delle disuguaglianze. La guerra in Italia sta facendo i conti con un’inflazione pesante tanto che come Ugl parliamo di ‘uno scenario di grande preoccupazione’ per tutta la filiera metalmeccanica, legata alla ‘prospettiva di una crisi internazionale prolungata dovuta alle tensioni in Ucraina. Più in generale – prosegue Spera – , il caro energia ha un effetto importante sui costi di produzione delle imprese, soprattutto quelle energivore come acciaio, alluminio, automotive, assieme all’industria del metallurgico, fino all’ex Ilva. Proprio la fabbricazione dell’auto è stata la prima a cedere dopo lo scoppio della guerra. In questi giorni sempre più stabilimenti automobilistici si stanno fermando e stanno riducendo l’attività. Gli effetti saranno sempre più visibili man mano che il conflitto si dipanerà e alcuni riguarderanno direttamente i cittadini. L’ampio spettro negativo nei settori aeronautico, aerospaziale, automobilistico e navale contribuirà a portare ulteriori instabilizzazioni aumentando l’incapacità gestionale della crisi industriale in atto. La nostra ambizione è quanto di meglio si possa realizzare utilizzando energia a combustibile a idrogeno e soddisfare la più ampia gamma di requisiti di mobilità a emissioni zero. Ed allora, il Governo Italiano aiuti i cittadini a far fronte al caro prezzi dell’energia, magari, sfruttando le occasioni dei fondi messi a disposizione dal PNRR favorendo la transizione ecologica. Per l’Ugl – conclude Spera –la transizione ecologica ed energetica deve comportare una strategia efficiente sostenibile a lungo termine che significa riprendere ad assumere creando nuova occupazione e lavoro stabile per un territorio italiano che solo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può ripartire in un contesto industriale”.