Gli ultimi due oggetti di valore, le fedi nuziali, che avrebbe voluto conservare gelosamente fino alla morte, sono stati venduti sabato mattina per pagare una bolletta della luce. Con il ricavato, duecento euro, è stata saldata la fattura di centocinquantasette euro dell’Enel, scaduta già da due mesi e mentre il resto è stato utilizzato per comprare da mangiare a sua moglie e alle due figlie. Finiti quei soldi, per Domenico M. 36 anni di Cicciano, sposato da diciassette a padre di due figlie, c’è l’incubo di un tunnel senza uscita. L’uomo dichiara di essersi già privato di tutto l’oro di famiglia per sopravvivere e di essere pronto a vendere il suo rene per cinquantamila euro. Si, un rene pur di evitare alle due figlie le umiliazioni che sta subendo da quando ha perso il lavoro. Non è una proposta choc, ma la rassegnazione di un padre che si sente un morto che cammina. Umiliazioni come quando si è recato all’istituto Alberghiero di Cicciano per iscrivere la figlia più grande al primo anno di scuola superiore. Servivano settanta euro che Domenico non aveva. E allora? Privare la figlia del diritto allo studio? Dalla segreteria si è sentito dire che c’è tempo fino al mese di gennaio per regolarizzare il pagamento della tassa di iscrizione con tanto di mora. Ecco l’idea di vendere un rene. Non importa il trauma fisico e psicologico. La sua ormai non è più una vita normale. A soli 36 anni non vede prospettive ma solo delusioni e dolore. Soldi che serviranno per assicurare un futuro alla sua famiglia e per non cadere nella spirale della disperazione.