Che il tempo si sia fermato, sul quadrante della vicenda politico-amministrativa consumatasi a Marigliano negli ultimi trent’anni, è notorio. Ed era atteso l’insediamento della compagine consiliare eletta a palazzo di città, con il voto del 25 maggio e il ballottaggio dell’8 giugno, per capire se si fossero messi a punto metodi e obiettivi di cambiamento e discontinuità netta rispetto al passato…recente e remoto; metodi e obiettivi, delineati quale generale atto di resipiscenza e di scatto d’orgoglio civico, prima che di etica responsabilità, per prospettare il superamento di “logiche” vecchie e particolaristiche, tracciando una direzione di marcia chiara e convincente. Come per dire una scelta di campo, di cui le rappresentanze partitiche e gli attori della politica cittadina si fossero resi protagonisti….
Ma l’attesa è andata delusa – sabato mattina, a palazzo di città– con un scenario decisamente insolito e certamente inedito nel panorama cronachistico nazionale sugli insediamenti degli organi elettivi degli Enti locali dei decorsi venti anni, sulla base della legge che ha introdotto l’elezione diretta del sindaco. Una volta, una volta espletate le formali procedure della convalida degli eletti, dando “senso” alla seduta e al rispetto delle disposizioni previste per l’apertura dei cicli amministrativi, il sindaco Sebastiano Sorrentino non ha potuto presentare né la Giunta, rendendo pubbliche le deleghe di competenza alle responsabili e ai responsabili degli assessorati, nel segno delle disposizioni sulla parità di genere, né, ovviamente, le linee programmatiche, che faranno da guida all’azione del governo locale, di cui è la massima espressione rappresentativa.
Un flop vero e proprio, determinato formalmente dall’éscamotage…tattico, posto in essere dai gruppi della coalizione di centro-destra, rendendo impraticabile l’elezione del presidente e del vice-presidente del Consiglio, facendo mancare il numero minimo delle presenze consiliari, richiesto per la legittima convalida delle procedure in fieri. Una situazione, che ha fatto risaltare, com’era ben risaputo, e lo status di intrinseca debolezza politica di Sorrentino; debolezza strutturale, consegnata dalle arcinote risultanze del voto del primo turno di maggio, con cui alla coalizione di centro-destra integrale, costituito da Forza Italia, Nuovo centro-destra, Unione di centro e “civiche”, gli elettori hanno conferito direttamente la maggioranza consiliare, non suscettibile di modifiche dal ballottaggio, che pone a confronto solo i candidati sindaci, one to one , perdircosì. E nel voto di giugno, Sorrentino, sostenuto dalla …minoranza di centro-sinistra, è stato gratificato dall’elezione a sindaco, superando Michele Papa, candidato-sindaco di Forza Italia, sostenuto dalla …maggioranza consiliare di centro-destra.
Il dato del flop della consiliatura….aperta- ed era impossibile non aprirla, per evitarne la… decadenza ope legis – ma senza Giunta, certamente denota l’inadeguatezza, con cui l’appuntamento è stato affrontato; inadeguatezza, che lascia varie perplessità, rispetto alle difficoltà da rimuovere e superare, per configurare un equilibrio di rapporti politici, in grado di dare risposte di vera risoluzione alle problematiche in cui versa la città. E se in due mesi l’equilibrio dei rapporti non è stato raggiunto, con quella necessaria ’”intelligenza politica” imposta dall’esito del voto, vuol dire che la politica, le rappresentanze partitiche, gli attori che se ne sono interpreti e portavoce hanno fallito.
Certo, allo stato attuale, c’è il rimpallo di responsabilità su quanto è accaduto tra le coazioni di centro-sinistra e di centro-destra. Un dejà vu, che va in scena dagli anni ’80 del dopo-terremoto, in cui le rappresentanze dell’una e dell’altra coalizione hanno avuto modo di misurarsi con l’amministrazione della città, finendo puntualmente in crisi, dettate da apparenti …particolarismi connessi, però, in larga misura con …particelle catastali su cui edificare e cementificare, per non dire delle demolizioni con ristrutturazioni “modernizzanti” di palazzi storici e delle lottizzazioni urbanistiche oltremodo bizzarre, consumando suoli agrari in modo vorace e incontrollato. E i cinque commissariamenti prefettizi, a cui sono stati sottoposti gli organi elettivi in tutti questi anni di…immobilismo, ne danno la prova.
C’è da chiedersi, a questo punto, che cosa accadrà e quale sorte è riservata alla consiliatura. La risposta non può che essere di buona volontà, con cui le “parti” siano disponibili a rinunciare a pre-giudiziali rivendicazioni, “lottizzando” incarichi assessorili e quant’altro d’affine. C’è semmai l’esigenza di una condivisa intesa programmatica su determinati e specifici obiettivi nella breve, media e lunga visione strategica per la città e il territorio; visione, che non può essere scissa da un congruo modello di organizzazione sociale ed urbana della città, che è ancora priva di uno strumento di pianificazione urbanistica. E nei trascorsi decenni, nel “palazzo”, sono stati adottati in…laboriose sedute consiliari ben quattro strumenti di pianificazione, ma nessuno ha superato il vaglio dell’approvazione degli organi sovra comunali, per diventare…vigente. Quando si evoca il gioco della “campanelle”, in cui…vince sempre chi tiene il…banco, eccone la conferma. E, nella fattispecie, il gioco si è volto non certo a favore della buona organizzazione urbana e edilizia della città.
Se, però, l’intesa programmatica non è praticabile in termini aperti o, peggio ancora, si preferiscono gli accordi sotto-banco, secondo finalità e scopi particolaristici e di “congiuntura” di questo o quel grande “elettore”, pur di avere un minimum di agibilità politico-amministrativa, tanto vale ritornare al voto .Sarà l’ennesimo fallimento della politica cittadina, ma, almeno, non comporterà lo “stato pietoso”, in cui si sono trascinate finora varie consiliature, rese fragili dai poteri di veto e d’interdizione di questo o quel gruppo, all’interno delle maggioranze di turno, facendo, magari, comunella con i gruppi di minoranza di turno.
La città reclama la normalità dell’amministrazione. E dipende dalla politica darle quel che chiede. Una politica che sappia rinnovarsi E il cambiamento difficile da praticare nel “palazzo”, stante la configurazione consiliare assunta per quello che dovrebbe essere il ciclo 2014\2019. Resta, in ogni caso, auspicabile. E nei prossimi giorni si capirà quale “peso” avrà l’auspicio.
Di certo, la politica che sappia e voglia essere giovane, pragmatica ed incisiva può già cominciare a porre in essere le fondamenta del futuro. I… vecchi-giovani, per la radicata mentalità reazionaria e di gretta conservazione del proprio “particolare”, come i …vecchi per condizione anagrafica, in uno con le loro …propaggini “politicizzate”, non hanno proprio più nulla da dire alla città, da cui, invece, molto hanno “estratto” e preso, specie i giovani già…vecchi ed esperti di “liturgie” partitiche. Tutti hanno recitato sulla scena locale, sviluppando molteplici e ben “interessati” intrecci compromissori, con tutte le rappresentanze politiche possibili e immaginabili sui versanti di centro, destra e sinistra e loro variabili connubi.