Era la memoria storica della festa eterna ed aveva realizzato una preziosa collezione di foto rare ed arricchita da filmati d’epoca e televisivi, che raccontano l’evento.
Cordialità e affabilità sono state le peculiarità identificative di Mario Genovese. Uno stile di vita, che era lo specchio dell’uomo e dell’amico sincero. E discreto. Era stato titolare di uno dei più rinomati e frequentati negozi di abbigliamento, che apriva i battenti sullo storico Corso Tommaso Vitale,ed aveva gestito quel caratteristico e sobrio chiosco-vetrina per camicie e cravatte alla moda che faceva mostra di sé nell’angolo di piazza Duomo, nelle vicinanze del monumento dedicato a Cesare Ottaviano Augusto. Era una figura, ben rappresentativa di quel ceto commerciale, tra i più attivi ceti della città, di cui costituisce un asse portante per il ruolo sociale ed economico, che sempre ha svolto e che continua a svolgere nel terziario.
Mario Genovese era soprattutto il narratore o, per meglio dire, l’affabulatore della Festa eterna, dei cui conosceva a menadito significati simbolici ed aspetti rituali, oltre che le fasi di allestimento organizzativo, con cui si veniva- e si viene- sviluppando, permeando di sé la vita di Nola, tanto da scandirne i ritmi dell’intero ciclo annuale, senza soluzioni di continuità. Un ciclo permanente, eterno appunto, che attraversa gli anni e i secoli….perché la Festa nasce…quando …muore. Era il cultore, come tutti i nolani, e l’esteta della Festa, di cui identificava i profili del bello, così come si atteggiano , anno dopo anno, nelle architetture dei pinnacoli di carta pesta, svettanti fino all’altezza di venticinque metri, con garantite e ingegnose condizioni di perfetta staticità, come se si determinassero per “miracolo” e prodigio, mentre sono un modello di laboriosa e collaudata tecnica, maturata nell’esperienza; pinnacoli, che sono soprattutto autentici gioielli di lavorazione artistica e artigianale, espressione ingegnosa delle molteplici ed operose schiere di progettisti-architetti, maestri della preparazione e del trattamento della cartapesta, falegnami e carpentieri, per un impegno di gruppo, le cui chiavi ispiratrici sono le idee tematiche da rappresentare nella composizione dei panneggi che rivestono e…festa i Gigli.
Una varietà di elementi, ravvivata dalla ricchezza dei colori e segnata dalle sagomature, che caratterizzano i simboli della Festa. Ed era- questa- la “materia” viva e calda della valutazione di “don” Mario Un esteta che leggeva in modo analitico e in chiave di sintesi efficace il linguaggio e l’anima dei Gigli, attraverso le scenografie che esibivano in gioiosa competizione…nel Grande giorno della Processione e della Ballata Era una “lettura” perspicace, che si dipanava lungo il filo conduttore dei temi resi plastici nelle scene, con cui il racconto dei Gigli si collega all’attualità, rappresentandone nell’espressività iconica non solo le problematiche, ma anche le istanze filtrate da motivi religiosi e laici.
Mario Genovese non era soltanto l’affabulatore per antonomasia che si ascoltava con piacere né soltanto il rigoroso esteta dei Gigli, ma era anche e soprattutto l’impareggiabile ed… esclusivo custode di aneddoti e racconti, che nel corso degli anni hanno accompagnato e attraversato la Festa dei Gigli. Una aneddotica popolare, più che popolaresca, che si tramanda nel tempo e nella quale assurgono a dimensione di protagonisti i “ Maestri di festa ”, le “paranze”, oltre che le atmosfere gioiose delle esibizioni dei “Comitati” in piazza Duomo, nel sabato che precede il momento-clou della Domenica della Festa eterna. Era un approccio, il suo, che rendeva più diretta e autentica la narrazione dell’Evento, integrandolo e ravvivandolo con le sequenze delle immagini, di cui disponeva, grazie alla composita e ricca collezione che aveva formato nel corso degli anni con meticolosa cura e passione. Immagini rare e spesso uniche, affidate a fotografie d’epoca e al racconto cinematografico a “passo ridotto”, con cui è possibile identificare straordinari momenti della lunga storia dei Gigli. La combinazione del linguaggio parlato con quello delle immagini e la puntualità della riflessione estetica sulle scenografie delle macchine da festa hanno reso Mario Genovese una delle espressioni testimoniali più importanti e rilevanti della Festa dei Gigli, con gli interessanti programmi sviluppati sugli schermi di Videonola e condotti da Enzo Ruggiero.
Era un uomo legato al suo tempo, che viveva i nostri giorni con quella semplicità e immediata disponibilità verso gli altri, che lo rendevano ben voluto e stimato da tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di essere onorati della sua amicizia.
Con Mario Genovese non solo scompare una parte della Nola quale è stata, ma anche un pezzo di storia della tradizione dei Gigli, di cui è stato un testimone verace e veridico , sapendone interpretare l’essenzialità dei valori che coniugavano il cuore della città e il suo presente; quel presente, segnato dal riconoscimento con cui l’Unesco ha assunto la Festa esterna nel prospetto del patrimonio immateriale dell’umanità. Una scelta, che rappresenta il top culturale della città nell’ambito del folclore del Mediterraneo.
E’ la proiezione della città su una dimensione mondiale. E Mario Genovese ne era particolarmente orgoglioso come tutti i nolani.