Si è spento stamattina nella sua casa/museo a Roccarainola (Na) l’artista Camillo Capolongo. Poeta visivo e performer, Capolongo, classe 1940, comincia la sua carriera a Milano alla fine degli anni Sessanta lavorando come vignettista per le più prestigiose testate milanesi. La sua traiettoria espressiva si arricchisce grazie al sodalizio con il filologo e poeta Emilio Villa e l’incontro con le neoavanguardie internazionali afferenti al Festival Polyphonix di Parigi, a cui Capolongo prenderà parte in diverse occasioni. Proprio nel clima della sperimentazione e multimedialità parigina stringerà una particolare amicizia con Jean Jacques Lebel anima e riferimento del Festival del Pompidou. La sua produzione dagli anni Ottanta si rivolge all’assemblaggio polimaterico, lavori di grande concettualità e raffinatezza espressiva. Nasce così il ciclo delle “Pietà” e una interessantissima ricerca dedicata alla follia, all’ossessione, all’impossibilità del linguaggio e al paradosso, supportata da geniali intuizioni filosofiche. I suoi lavori sono stati apprezzati da esegeti di finissimo sguardo come Francesco Gallo Mazzeo, Mario Franco, Peppe Capasso (suo amico e compagno di viaggio), Peppe Morra, Luca Castellano, Tonia Fiorino e da tutto un planetario di addetti ai lavori che si sono confrontati con lui e che lo ricordano con ammirazione e commozione. “Con la scomparsa di Capolongo si assottiglia il cerchio delle intelligenze creative della nostra modernità avanzata –spiega commosso il critico d’arte Pasquale Lettieri – attento studioso dell’artista. Ho condiviso con Camillo gli anni della mia formazione e devo a lui lo stimolo alla conoscenza e all’amore per l’arte”. E l’artista Peppe Capasso: “Ho appreso con grande dispiacere la notizia della morte di Camillo, per me amico e uomo e poi bravo artista. Ho lavorato con lui con grande fervore negli ultimi anni, ha rappresentato un fronte fondamentale della battaglia artistico-culturale del nostro territorio”.