
L’Unione Europea non resta a guardare. Dopo l’annuncio di Donald Trump di nuovi dazi fino al 25% su auto, farmaci e semiconduttori europei, Bruxelles risponde con una strategia mirata: invece di limitarsi a tariffe punitive, colpirà gli Stati Uniti nei settori dove sono più vulnerabili. Nel mirino finiscono le Big Tech della Silicon Valley e i giganti della finanza di Wall Street.
Oltre a contro-dazi su beni americani per 26 miliardi di euro, l’UE prepara una mossa ancora più insidiosa: inasprire le regole per le aziende USA che operano nel mercato unico. Si studia il blocco di acquisizioni, nuove restrizioni alle licenze digitali e un giro di vite sulle pratiche anticoncorrenziali di colossi come Google, Amazon e Meta. Anche le grandi banche statunitensi, come J.P. Morgan e Bank of America, potrebbero trovarsi di fronte a nuovi ostacoli normativi.
Parallelamente, Bruxelles accelera sugli accordi commerciali alternativi, rafforzando i legami con Mercosur, Messico e Svizzera e puntando a chiudere un’intesa con l’India entro fine anno. L’obiettivo? Dimostrare che l’Europa è un partner affidabile, mentre gli Stati Uniti si chiudono nel protezionismo.
La guerra commerciale potrebbe costare cara a entrambe le economie. La BCE stima che i dazi USA potrebbero ridurre il PIL dell’eurozona di 0,5 punti percentuali nel primo anno, mentre l’inflazione potrebbe subire una nuova impennata. Christine Lagarde avverte: la politica monetaria dovrà bilanciare il sostegno alla crescita con la necessità di contenere i prezzi.
Bruxelles, però, vuole giocare la partita fino in fondo. Il messaggio è chiaro: se Trump pensa di piegare l’Europa con i dazi, dovrà fare i conti con un mercato che sa difendersi. Il braccio di ferro è appena cominciato, ma l’UE vuole arrivare al tavolo delle trattative da una posizione di forza.