a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 3 ottobre la chiesa festeggia san Candido, secondo gli scritti di sant’Eucherio, vescovo di Lione, Candido sarebbe stato un comandante della Legione Tebea, che era composta di cristiani provenienti dall’Egitto, questi soldati furono sterminati perché si rifiutarono di andare in Gallia a perseguitare cristiani; mentre la Leggenda Aurea afferma: «L’uomo nobile, Maurizio, fu duca di questa santa legione, e quelli che governavano sotto di lui, erano nominati Candido, Innocenzo, Esuperio, Vittore e Costantino, tutti questi sono stati i capitani». Candido viene chiamato senator militum di Maurizio o ufficiale di stato maggiore. Si oppose all’imperatore Massimiano Erculeo, che gli aveva ordinato di perseguitare i cristiani locali in suo nome, affermando che «noi siamo i tuoi soldati, ma siamo anche servitori del vero Dio. Non possiamo rinunciare a Colui che è il nostro Creatore e Maestro, e anche il vostro, anche se si rifiuta Lui». Candido, insieme a Maurizio, gli altri ufficiali di stato maggiore e 6.600 soldati, si dice sia stato martirizzato nella città svizzera di Saint Maurice-en-Valais, che allora si chiamava Agaunum, nel 286 d.C.
3 ottobre: san Gerardo di Brogne, nacque a Stave (Belgio) verso l’890, figlio di Stanzio parente dei duchi di Austrasia, mentre per parte di madre era la sorella di Stefano di Tongern vescovo di Liegi. La famiglia lo aveva avviato molto giovane alla carriera militare e fu ammesso come paggio presso la corte del signore di Namur Berengario, qui le sue doti intellettuale e morali furono presto notate e in poco tempo ottenne incarichi importanti nella gestione della contea di Namur, ma Gerardo fin da giovane fu preso dall’ideale della vita religiosa. Dopo un’iniziazione alla vita monastica a Saint-Denis, presso Parigi, fondò nelle proprie terre un’abbazia benedettina insieme ad alcuni religiosi venuti da Saint-Denis. Era il tempo in cui, nel 910, il monaco Bernone riuniva a Cluny alcuni confratelli fedeli alla regola di San Benedetto muovendo i primi passi verso la riforma cluniacense. Uomo virtuoso e monaco esemplare, conosciutissimo dalle famiglie potenti delle regioni vicine al suo monastero, Gerardo attirò presto l’attenzione dei principi, specialmente di Gisleberto di Lotaringia (questo l’antico nome della Lorena) e di Arnaldo di Fiandra, che lo chiamarono per risollevare i loro monasteri decaduti. Apostolo infaticabile, il santo percorse per venticinque anni la Lotaringia e la Fiandra, restaurando e riformando una dozzina di abbazie. Gli furono di aiuto in questo difficile compito anche alcuni monaci formati da lui, come san Pietro e san Bavone a Gand e san Remigio a Reims. In qualche caso assumeva egli stesso la carica di abate, ma solo per il tempo indispensabile a ristabilire la disciplina, dopodiché ogni monastero riprendeva a vivere per conto proprio. Morì a Brogne (Belgio) il 3 ottobre 959.