a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 6 settembre la chiesa celebra san Zaccaria profeta, occupa l’undicesimo posto trai profeti minori dell’Antico Testamento. Incerto è il tempo della sua attività. Contemporaneo di Aggeo e sacerdote come Ezechiele, nasce tra il 520 e il 518 a.C., si impegna a sostenere con la parola di Dio i reduci di Gerusalemme dopo l’esilio di Babilonia i quali, dopo avere tra mille difficoltà ricostruito il tempio, non riescono a vincere la delusione per la mancanza dei segni della benedizione divina sulla loro fatica. Nei quattordici capitoli del libro, una specie di diario del profeta che san Girolamo ha tacciato di obscurissimus per l’abbondanza di metafore non comuni e di simboli enigmatici, che peraltro lo rendono particolarmente interessante, il profeta cerca di rianimare gli sfiduciati, facendo balenare davanti ai loro occhi gli splendori dell’età messianica: la novità del messaggio consiste nel presentare il Messia come un re mite e pacifico, che colma l’attesa dei poveri del Signore, ma che sarà tolto di mezzo con la violenza. La prima parte è una sequenza di visioni datate in cui si alternano immagini e simboli di non facile lettura, ma di notevole impatto emotivo, che si concludono con un’azione simbolica della futura incoronazione del sommo sacerdote. Particolarmente interessante la seconda parte, dedicata al tempo messianico e divisa in due sezioni aperte dall’espressione “Parola del Signore”, che riguarda la punizione delle nazioni e la costituzione del regno messianico: vi si dice che Dio renderà potente il suo gregge, affidandolo al profeta, figura del Messia; le nazioni invaderanno Israele, ma Israele trionferà; vi sarà un “salvatore trafitto” e grande pianto, ma seguirà il Regno di Dio, spariranno gli idoli e i falsi profeti, il popolo sarà purificato. Seguirà una battaglia finale, dopo la quale «il Signore sarà re sopra tutta la Terra» e tutte le nazioni che si sono mosse contro Israele a Gerusalemme verranno ad adorare il Signore degli eserciti. Morì, nel 480 a.C. circa, in tarda età sarebbe stato sepolto accanto alla tomba del profeta Aggeo.
76 settembre: sant’Umberto di Maroilles, nacque a Mézières-sur-Oise (Francia) nel sec. VII, da Evrardo e Popita, fu educato da alcuni monaci del monastero di Loan a cui era stato affidato. Quando i suoi genitori morirono, Umberto fu “restituito” al mondo per gestire le proprietà e i terreni della famiglia. Dopo aver ospitato in casa propria sant’Amando, vescovo di Maastricht, sentì accendersi dentro di lui la vocazione e decise di diventare suo allievo spirituale, e così, insieme con sant’Amando partì per un pellegrinaggio a Roma e al ritorno, si ritirò nel monastero del santo vescovo presso Elnon a vivere come un novizio. Successivamente fece ritorno a Loan, per nel entrare monastero benedettino per farsi monaco. Nel 650, di sicuro si sa che con l’aiuto del conte Radoberto Chanabert, fondò un monastero a Maroilles nell’Hainant sulle rive dell’Helpe, una chiesa dedicata a Santa Maria e un monsastero secondo la regola benedettina e li affidò a Umberto, che ne divenne il primo abate. Qui fu maestro spirituale per molti giovani che decisero di seguirlo, aiutò la popolazione del posto ed evangelizzò i villaggi circostanti che ancora praticavano riti celtici, che ancora erano molto diffusi in quelle terre. Oltre al “governo” spirituale, Umberto fu ammirabile anche da quello temporale: organizzò al meglio il monastero che guidò per molti anni, le assicurò prosperità legando al monastero i suoi stessi beni familiari, si possiede ancora il testamento, datato 675, con cui cedette la sua villa di Mezieres-sur-Oise alla chiesa di Maroilles. Il monastero divenne una delle più importanti abbazie benedettine del Nord della Francia, un faro di spiritualità, di preghiera e di cultura. Morì il 25 marzo 680 o 681.