a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 14 luglio la chiesa celebra san Camillo de Lellis, nacque a Bucchianico (Chieti) il 25 maggio 1550, da una nobile famiglia abruzzese. Alla nascita, gli venne imposto il nome della madre, che lo aveva partorito a quasi 60 anni di età e che morì quando Camillo aveva 13 anni. Giovane pigro e rissoso, il padre decise di avviarlo alla carriera militare. Nel 1568 Camillo si arruolò, al seguito del papà, militare di carriera, nell’esercito della repubblica di Venezia in lotta contro i turchi, ma ben presto rimase orfano anche di padre. Nel 1570, un’ulcera al piede lo costrinse ad abbandonare la compagnia, allora per farsi curare si recò a Roma, nell’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili. Dopo la guarigione venne assunto come inserviente presso l’ospedale, ma l’esperienza fu breve: per la sua scarsa propensione al lavoro, venne allontanato. Morto il padre tornò a dedicarsi alle armi, come soldato di ventura, ma presto tornò a condurre una vita dissoluta, iniziò a vagabondare per l’Italia, fino a quando non venne assunto dai padri Cappuccini di Manfredonia (Foggia). Questi lo mandarono per una commissione presso il vicino convento di San Giovanni Rotondo. Il 2 febbraio 1575, giorno di ritorno a Manfredonia, nella “Valle dell’inferno” avvenne la sua conversione, decise di abbracciare la vita religiosa e di diventare un frate cappuccino a Trivento. Ma l’antica piaga al piede tornò a dargli problemi, fu così costretto a tornare a Roma per curarsi. Rimase nell’ospedale degli Incurabili per ben quattro anni. Qui maturò definitivamente la sua vocazione all’assistenza dei malati e, insieme con i primi cinque compagni che, seguendo il suo esempio, si erano consacrati alla cura degli infermi, decise di dare vita, nell’agosto del 1582 all’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, ebbero il permesso di portare l’abito nero come i Chierici Regolari, ma con il privilegio di una croce di panno rosso sul petto, come espressione della Redenzione operata dal dono del Preziosissimo Sangue di Cristo. Camillo si trasferì nel convento della Maddalena e iniziò a prestare servizio presso l’ospedale di Santo Spirito in Sassia. Intanto sotto la guida spirituale di san Filippo Neri, riprese gli studi al Collegio Romano seguendo i corsi di san Roberto Bellarmino e di Francesco Suarez. Nel 1584 fu ordinato sacerdote. Gravemente malato, nel 1607 lasciò la direzione dell’Ordine, ma continuò ad assistere i malati fino alla morte. Morì il 14 luglio 1614; patrono dei malati, degli infermieri e degli ospedali.
14 luglio: san Francesco Solano (Francisco Sánchez Solano Ximénez), nacque a Montilla (Spagna) il 10 marzo 1549, da una famiglia nobile. Fin da fanciullo fu devoto e di animo gentile e caritatevole nei confronti dei più bisognosi. All’età di 20 anni Francesco entrò a far parte dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti, nel Convento di San Lorenzo a Montilla. Fece in questo convento la professione religiosa il 25 aprile 1570. Ordinato sacerdote nel 1576, nella festa di san Francesco d’Assisi, dovette ritornare a Montilla tre anni dopo, a causa della morte di suo padre. Durante il soggiorno nella terra natale, operò la guarigione miracolosa di alcuni malati. La notizia di questi prodigi subito si sparse per la città, portando il popolo ad acclamarlo come santo. Cominciò allora una delle sue maggiori battaglie, che ingaggiò fino all’ultimo sospiro: quella di non permettere che attribuissero alla sua persona le lodi dovute a Dio. Per questo, non si stancava di ripetere: «Dio sia glorificato! Dio sia lodato!». Dopo la sua ordinazione fu inviato dai suoi superiori al convento di Arifazza come guida dei seminaristi. Esercitò in vari conventi incarichi d’autorità, come priore e maestro di novizi. Quando Francesco usciva per strada a chiedere l’elemosina, i passanti lo circondavano, disputandosi il privilegio di baciargli l’abito o ricevere la sua benedizione. Al fine di sbarazzarsi da queste manifestazioni, chiese di andare ad evangelizzare le “Indie”. A 40 anni, nel 1589, lasciò la Spagna alla volta del Nuovo Mondo e, approdato a Panamá, attraversò l’istmo e si imbarcò sul battello che doveva condurlo in Perù. La sua missione durò più di 20 anni nei quali si distinse nell’evangelizzazione delle regioni del Tucumán e del Paraguay, il suo successo gli valse l’appellativo di Taumaturgo del Nuovo Mondo. Apprese i molti e complessi idiomi parlati dagli indios in breve tempo; la leggenda racconta che spesso parlasse a tribù di lingua diversa utilizzando un unico linguaggio che veniva compreso da tutti. Senza trascurare i suoi obblighi e le opere apostoliche, Francesco condusse in questo luogo benedetto una vita di raccoglimento e preghiera; lì si intensificarono e divennero sempre più frequenti le sue estasi e rapimenti d’amore per Gesù e la Santissima Vergine. Esiste un racconto legato Francesco secondo cui il frate riuscì a predire che la cittadina di Truxillo sarebbe stata da lì a qualche anno investita un cataclisma che l’avrebbe spazzata via, ed esortò gli abitanti del luogo a cambiare residenza. Tuttavia le sue parole non vennero prese in considerazione e purtroppo, esattamente 8 anni dopo la sua predizione, si manifestò un terremoto che rase a suolo l’intera cittadina e in cui persero la vita praticamente tutti gli abitanti. Alla notizia della sua morte, il popolo accorse in massa al convento, e fu necessario cambiare quattro volte l’abito che lo rivestiva, poiché le persone, non accontentandosi di baciargli le mani e i piedi, gli strappavano pezzi di vestito per conservarlo come reliquia. Morì il 14 luglio 1610.