Oggi 6 aprile la chiesa festeggia beata Pierina Morosini, nacque ad Albino (Bergamo) il 7 gennaio 1931, e fu battezzata con il nome di Pierina Eugenia. Primogenita di nove fratelli, visse fino al 1933 nella cascina “Stalle” per poi trasferirsi con la famiglia nella casa modesta e isolata in località Cedrina Alta (Fiobbio). Terminò la scuola elementare, ma fu costretta ad abbandonare gli studi, per i quali era molto portata, poiché, in seguito alla malattia del padre, il suo lavoro rappresentava la principale forma di sostentamento della famiglia. Fece pratica per un certo periodo come sarta e a 15 anni, il 18 marzo 1946, fu assunta in una fabbrica tessile locale, il Cotonificio Honegger di Albino. Nel 1942 entrò a far parte dell’Azione Cattolica e partecipò a tutte le attività della parrocchia, dedicandosi soprattutto all’insegnamento del catechismo e alle visite ai malati. Nel 1947 divenne delegata dell’Azione Cattolica e catechista delle Piccolissime e Beniamine nella parrocchia di Fiobbio. In questo periodo manifestò alla mamma il desiderio di farsi suora, ma venne distolta da questo proposito in quanto il suo lavoro e la sua presenza erano necessari alla famiglia. Dal 25 al 30 aprile dello stesso anno partecipò al pellegrinaggio a Roma organizzato in occasione della beatificazione di santa Maria Goretti e rimase profondamente impressionata dall’esempio di questa giovane morta per difendere la propria purezza. L’8 dicembre, festa dell’Immacolata, professò i voti privati di castità, povertà e obbedienza. Divenne membro del Terz’ordine francescano e dei Figli di Maria. Nel 1950 provò ancora una volta a chiedere ai genitori il permesso di entrare tra le Suore delle Poverelle di Bergamo, ma anche questa volta ricevette un fermo rifiuto. Continuò senza soste il suo impegno in famiglia, sul lavoro e a servizio della parrocchia; diventò zelatrice dell’Opera San Gregorio Barbarigo che aiuta il seminario diocesano di Bergamo. Il 4 aprile 1957, nel primo pomeriggio, Pierina stava recandosi a casa per una stradina solitaria quando venne aggredita da un giovane ventunenne: al rifiuto delle sue offerte seguì un tentativo di violenza; Pierina lottò strenuamente e colpita ripetutamente con una pietra cadde in coma, morendo due giorni dopo in ospedale senza avere ripreso conoscenza. Il fratello la trovò esanime a terra con una ferita alla testa e subito portata all’ospedale di Bergamo, senza aver ripreso conoscenza. Morì il 6 aprile
San Guglielmo di Eskill, nacque intorno al 1125 a Saint-Germain presso Crépy-en-Valois, in Francia, e divenne canonico della chiesa collegiata di S. Genoveffa a Parigi. Nel 1148 Suger, abate di Saint-Denis, fondò una casa di canonici regolari presso S. Genoveffa, e Guglielmo fu tra coloro che accettarono il nuovo stile di vita, più austero.
Si diffuse la sua fama di persona santa e osservante della regola tanto che nel 1170 fu invitato dal vescovo della diocesi danese di Roskilde per realizzare una riforma della vita monastica in quella zona; Guglielmo accettò e con tre compagni cominciò a operare con i canonici regolari di Eskill, abituati a non osservare alcuna regola e poco inclini alla disciplina religiosa.
A Eskill fu abate per molti anni: riformò la comunità, nonostante l’opposizione incontrata internamente e tra i patrocinatori laici; si incaricò della riforma di altre case religiose, nuovamente a dispetto di risentimento e opposizione palesi, trovandosi presto a controllare, di fatto, tutti i monasteri danesi, anche se appartenenti ad altri ordini. A causa del matrimonio del re Filippo Augusto di Francia con una principessa danese, celebrato nel 1193, si trovò coinvolto in questioni politiche: il re, infatti, voleva ripudiare la moglie poco dopo il matrimonio e aveva in ciò il sostegno dei vescovi francesi. Guglielmo invece portò il caso a Roma, allo scopo di ottenere giustizia per la regina ma, sulla via del ritorno, in Francia, fu fatto prigioniero dal duca di Borgogna, per essere poi rilasciato col permesso di tornare alla sua abbazia. Non visse abbastanza per vedere la riconciliazione tra Filippo Augusto e la moglie, avvenuta dieci anni dopo, poiché mori. il 6 aprile 1203; fu canonizzato nel 1224, e il suo culto rimase molto popolare in Danimarca fino al tempo della Riforma.
Si diffuse la sua fama di persona santa e osservante della regola tanto che nel 1170 fu invitato dal vescovo della diocesi danese di Roskilde per realizzare una riforma della vita monastica in quella zona; Guglielmo accettò e con tre compagni cominciò a operare con i canonici regolari di Eskill, abituati a non osservare alcuna regola e poco inclini alla disciplina religiosa.
A Eskill fu abate per molti anni: riformò la comunità, nonostante l’opposizione incontrata internamente e tra i patrocinatori laici; si incaricò della riforma di altre case religiose, nuovamente a dispetto di risentimento e opposizione palesi, trovandosi presto a controllare, di fatto, tutti i monasteri danesi, anche se appartenenti ad altri ordini. A causa del matrimonio del re Filippo Augusto di Francia con una principessa danese, celebrato nel 1193, si trovò coinvolto in questioni politiche: il re, infatti, voleva ripudiare la moglie poco dopo il matrimonio e aveva in ciò il sostegno dei vescovi francesi. Guglielmo invece portò il caso a Roma, allo scopo di ottenere giustizia per la regina ma, sulla via del ritorno, in Francia, fu fatto prigioniero dal duca di Borgogna, per essere poi rilasciato col permesso di tornare alla sua abbazia. Non visse abbastanza per vedere la riconciliazione tra Filippo Augusto e la moglie, avvenuta dieci anni dopo, poiché mori. il 6 aprile 1203; fu canonizzato nel 1224, e il suo culto rimase molto popolare in Danimarca fino al tempo della Riforma.