Quando il principe persiano giunse ad Avella, nessuno lo riconobbe. Dopotutto, anche con quei vestiti così preziosi che ne rivelavano le nobili origini, appariva come un giovane più che ventenne accompagnato da una ragazza molto bella e da qualche servo. Aveva però abbastanza oro e buon senso da farsi ascoltare, e perfino voler bene. Grazie ai giovani del posto riuscì a costruire, in meno di un anno, uno splendido castello. Finalmente il suo amore poteva vivere in pace.
Il ragazzo si era allontanato così tanto da casa, perché la sua famiglia e le leggi del tempo, gli impedivano di prendere in sposa la donna della quale si era innamorato. Lei era solo una contadina. Ma i ragazzi, si sa, per amore sono più forti di qualsiasi difficoltà. Così era stato anche per quei due giovani che avevano attraversato un intero continente per poter realizzare il proprio amore. Ma l’incanto conquistato, ci mise poco a sparire trasformandosi in tragedia. La ragazza, infatti, fu colpita da un male sconosciuto. Vennero chiamati i migliori medici, ma nessuno riuscì a curarla.
Morì due mesi dopo, straziando per sempre il cuore del principe che, disperato, decise di tornare a casa. Se ne andò di notte, per non farsi vedere dagli avellani che così calorosamente lo avevano ospitato. Ma, dopo pochi passi, un suono di lira e una voce attirarono la sua attenzione. Il ragazzo vide un ombra e la seguì, aveva riconosciuto la donna amata.
Poi cadde da cavallo, e prima di svenire, vide un panno sporco di sangue sul quale era scritto, “come in vita ci ameremo anche in morte”. Quando aprì gli occhi, il castello era stato sostituito da una distesa di tombe. Una era vuota. Lui capì e si lasciò cadere. Gli avellani, in onore di questo amore, per generazioni piantarono intorno al castello dei semi d’agave, volgarmente detta “a miria”, ossia l’invidia per un sentimento così raro come quello che animava i due giovani. E c’è chi giura che, alcune notti, si vedano ancora, attraverso le finestre del castello, delle ombre che passeggiano o cantano. Gli spiriti quei due amanti, che non seppero rinunciare alla loro passione impossibile, né in vita né in morte. (Articolo estratto da sito web di Ottopagine)