Una bozza di un articolo di giornale ci riporta indietro nel tempo, quando presso le stanze del Palazzo Baronale (proprio dove sarà inaugurato per la seconda volta) era ubicato il primo Museo Archeologico Avellano voluto fortemente da alcuni giovani del Comitato Turistico Archeologico armati della sola buona volontà e con pochi mezzi. Si trattava di studenti e anche diverse personalità che raccoglievano reperti ovunque: nelle abitazioni, nei terreni, nelle tombe per metterli in mostra restituendoli alla comunità. Intervennero anche per quanto riguarda gli scavi delle tombe romane e dell ‘anfiteatro,erano i primi passi verso il recupero del patrimonio archeologico. Tra qualche settimana o mese il museo ritornerà proprio al palazzo baronale grazie ad un accordo siglato tra la Soprintendenza Archeologica e il Comune di Avella. Il trasferimento da Via De Sanctis, dove era stato collocato provvisoriamente a causa di diverse vicende di carattere politico e ambientale, è stato voluto dalle amministrazioni guidate dal sindaco Domenico Biancardi negli ultimi anni.
Dunque sono passati appena 50 anni. Ecco l’articolo: “17 dicembre 1967: una data indimenticabile nella storia di questa cittadina irpina, una pietra miliare per il suo sviluppo futuro, una giornata che le generazioni presenti non potranno non ricordare e tramandare ai loro figli. Merito di tanta opera va al Comitato Turistico Archeologico: un ‘Associazione costituitasi or è un anno il cui scopo principale è quello di tutelare e valorizzare le bellezze naturali, artistiche,monumentali ed archeologiche di questo paese, e costituire, infine un Museo cittadino. Ebbene questo grande sogno è oggi una realtà;è lo sforzo di una equipe di giovani armati della sola buona volontà e con pochi mezzi, che tra difficoltà ambientali,superano annosi e connaturati preconcetti di gente abituata a frapporre ostacoli ad ogni nobile iniziativa, si è assunto l’arduo compito di trasformare questo paese e ridargli quel volto che si merita e che è consono alla sua storia le cui vestigia attestano una civiltà indigena pari a quella di altre civiltà italiche. La giornata avellana ha avuto inizio con la significativa cerimonia di intitolazione di una strada cittadina all’On. Avv. Pasquale Vittoria, una nobile figura di cittadino avellano consigliere comunale, consigliere provinciale fu quindi deputato al parlamento prefascista. Volontario alla I° guerra mondiale fu decodato con tre medaglie al valore. La seconda fase della cerimonia ci ha portato alle falde appeniniche dove è stata posta la prima pietra della strada Avella Campo delle mandrie, un’arteria che vuol essere un anello di congiunzione tra l’Alta Irpinia e la pianura Campana: una strada che apporterà senz’altro un beneficio influsso all’economia di questo paese e delle zone limitrofe. Un’opera il cui merito va ascritta all’amministrazione di questo centro e primo fra tutti al sindaco Gen.Pipolo le cui energie spese per la realizzazione di tale opera hanno trovato oggi il loro coronamento. Ma la cerimonia più significativa è stata l’inaugurazione del Museo Archeologico Avellano: cerimonia avvenuta alla di S.ECC. di Prefetto di Avellnino,il Sig. Questore, il Soprintendente prof. Mario Napoli, il dott. Curti, il dott. De Rogatis, il Col. CC della piazza di Avellino, il prof. Giordano dell’Università di Napoli,madrina la Duchessa Consuelo Alvarez de Toledo dei Duchi di Presenzano. Osservando i reperti esposti nel Museo si affollano alla mente rimembranze gloriose e guerrieri insigni; si possono vedere i segni tangibili di un’antica potenza e di mille e mille civiltà succedutesi con popoli e religioni. Tutto questo è stato poi illustrato dal Prof. Napoli nella sua conferenza che ha avuto per tema l’importanza dell’archeologica nella società moderna. Una funzione, quella dell’archeologia, di stimolo verso la conoscenza di forme di vita, di costume e civiltà antiche che si riflettano in modo a volte determinanti nella società contemporanea. Si è chiusa così questa splendida giornata avellana che i cittadini di questa plaga irpina non dovranno dimenticare come già dicevamo prima, ma che nell’eredità di memoria illustri dovranno porsi innanzi per intrecciare nuovi fili per la trama della vita di questo paese che lo spettacolo del passato fa più attraente e sereno.”
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(Michele Amato)