Una sera di metà ottobre dal clima ancora mite, il Caffè Pasquino, qualche aperitivo ed un po’ di stuzzichini, gli amici di sempre Lucio Belloisi, Nicola Argenziano e Marco Ciriello, Domenico Cosentino della RoundMidnight Edizioni, l’Associazione MCA Abella e degli spettatori interessati, tra cui il dott. Antonio Tulino capace di apportare sempre il suo prezioso contributo: Amleto De Silva torna ad Avella per presentare il suo ultimo lavoro letterario (Stronzology, ed. LiberAria, € 10.00) e lo fa ovviamente a modo suo, intavolando una chiacchierata in libertà con gli astanti.
Seduto tra la gente e rigorosamente senza microfono, tra una sigaretta e l’altra, lo scrittore campano ha immediatamente interloquito ad ampio spettro con i presenti e posto quasi in secondo piano Stronzology, parlandone soltanto quando stuzzicato dalle domande del pubblico perché molto più interessato ad ascoltare aneddoti e racconti che lasciano trapelare eventi e personaggi a cavallo tra realtà e fantasia.
Inevitabilmente la serata scorre via lieve, scevra da affanni ed angosce anzi allietata dall’immancabile ilarità che contraddistingue gli incontri letterari organizzati dal MCA Abella, poi si trasforma in una pizza con gli amici al Ristorante Fusaro, un po’ di birra e qualche bottiglia di vino davanti alle quali parlare di progetti futuri, il caffè all’una di notte, le ultime dediche, gli abbracci ed il sicuro arrivederci.
RECENSIONE:
Come tutte le opere di Amleto, anche Stronzology è anzitutto un libro schietto e divertente, che spiega un concetto apparentemente elementare in maniera diretta, condita ovviamente dall’immancabile corollario di “licenze poetiche” che tanto piacciono a noi supporter sfegatati: le parolacce, l’essere “non politically correct” non solo sono il marchio di fabbrica dell’autore ma sono l’elemento cardine di ciò che egli vuole esprimere, cioè la libertà di fare e dire ciò che si vuole e nel modo in cui si vuole, anche attraverso la scrittura ed il superamento di purismi e fondamentalismi che in un certo qual modo la limitano. Non è un manuale, su questo concordo pienamente; è più come un consiglio paterno, di quelli ascoltati diverse volte dai nostri genitori ed a cui puntualmente non abbiamo mai dato retta: Amleto nonostante tutto lo sa che quasi nessuno seguirà il suo ammonimento a liberarci da questi esseri che ci rovinano la vita, semplicemente perché amiamo a tal punto essere circondati, coccolati ed inculati dagli stronzi che finiamo col passare per tali, o meglio per coglioni, ecco il termine adatto. La disamina dei fatti, d’altronde, è immediatamente chiara: l’autore sottolinea sin dalle prime pagine la difficoltà di comprensione generale del suo scritto, sia perché gran parte dei lettori è composta da stronzi ma anche perché un’altra bella fetta è formata da perfetti idioti; soltanto una piccola percentuale, dunque, sarà in grado di capire e di mettere in pratica i suggerimenti che, capitolo dopo capitolo, vengono snocciolati al solo scopo di aiutare coloro che sono vittima dei soprusi di chi vive esclusivamente per rovinare, a proprio vantaggio, la vita degli altri. Eppure non è un manuale, ripeto, ma un vero libro di filosofia, quella vera maturata nel vissuto quotidiano e raccontata senza mezzi termini, senza giri di parole o ghirigori da chi probabilmente ha avuto a che fare per anni con i pezzi di merda e se ne è talmente riempito la pancia da sentire il bisogno di mettere in guardia il prossimo per evitargli il suo medesimo supplizio esistenziale. Una riga dietro l’altra, Amlo esaspera a tal punto il suo pensiero da indurre il lettore a chiedersi a quale categoria di stronzo appartiene: appare impossibile, infatti, sentirsi esonerati da tale appellativo perché chiunque durante la propria vita si è trovato, anche occasionalmente, ad essere tale ed invece il succo del discorso è proprio questo, cioè che lo stronzo è colui che la domanda non se la pone poiché vive la sua natura in maniera inconsapevole o, peggio ancora, negandola a se stesso. Il libro ad un certo punto tuttavia si svela, mostrando la sua essenza fino ad allora sapientemente celata: non è un attacco agli stronzi, ma un invito alla riflessione sulla deriva della nostra società nella quale per sentirti realizzato devi comportarti in modo da cagionare danni a coloro che cercano di sfangarsela onestamente, che si alzano al mattino e vanno a lavorare, che vivono secondo valori apparentemente arcaici e che sembrano destinati a diventare una specie in via d’estinzione. Stronzology è l’elogio della brava gente, è un’esortazione a mettere da parte i pezzi di merda, a fregarsene di loro, dei loro comportamenti e dei loro giudizi per cercare di vivere nel miglior modo possibile dando un senso alla quotidianità ed a tutto ciò che da essa deriva. Ancora una volta dunque Amleto ci lancia un messaggio positivo e pregno (parola usata apposta) di speranza, e lo fa a modo suo tra un turpiloquio ed una battuta, per strappare quel sorriso tanto agognato a chi ha passato una giornata tra gli stronzi.