di Gianni Amodeo
Notevole partecipazione e pieno coinvolgimento di pubblico, con il fiocco di larghi consensi e plausi, per “ Antigone Barracano, tragedie nel Rione Sanità”, in scena al “Biancardi”, l’intrigante testo scritto da Franco Scotto – in doppio registro espressivo, in lingua e dialetto napoletano con cadenze e flessioni nostrane- proposto e rappresentato dalla compagnia della cooperativa Proteatro, per la regia dello stesso autore. Una “prima” che ha superato al meglio il banco del giudizio e della critica, pur a fronte della complessità del racconto scenico, attraversato da due itinerari, quello che fa echeggiare e riscoprire della grecità dell’antico mondo di Sofocle con la celeberrima tragedia, in cui campeggia Antigone, e il mondo che fa rivivere la Napoli della contemporaneità narrata dalla commedia di Eduardo De Filippo ne “Il sindaco del Rione Sanità”; itinerari, che ora corrono in parallelo,ora s’incrociano e sovrappongono, in uno gioco di specchi, in cui i due mondi finiscono per compenetrarsi in quegli eterni ritorni, in cui l’ antico ha senso di compiutezza maggiore, se si legge e connette con i filtri dell’attualità, secondo la lezione di Benedetto Croce.
E così la trama di “Antigone Barracano, tragedie nel Rione Sanità” funge per lo spettatore da interessante stimolo, facendo porre a tema particolare le idealità delle ragioni della corrispondenza tra l’essere e il dover essere, ancorate alla rigorosa pratica degli inderogabili principi della moralità kantiana, che promuove la conciliazione dell’intera umanità con se stessa, rendendola consapevole e responsabile dei valori della vita e della libertà senza volontà di dominio e prevaricazione oppressiva sul prossimo; idealità che, per quanto siano solari e illuminanti per gli ampi ed estesi orizzonti di vita che dischiudono, nel divenire della storia dei popoli come nella quotidianità minuta e spicciola del vivere di uomini e donne, ieri come oggi e … domani, si depotenziano e si vanificano nel prevalere della violenza e delle forze del male, finendo per essere tradite, restando ammantate dalle leggi degli uomini disgiunte ed estranee alla giustizia,allo spirito umanitario e al bene.
E sul punto, volendo restare nel perimetro del Novecento appena svoltato, parlano da soli, quali testimoni inconfutabili, i sistemi legislativi delle società a forte connotazione ideologizzata ed emanazione diretta sia dei totalitarismi plasmati dal nazionalsocialismo e dal comunismo sovietizzato, sia dell’autoritarismo dei fascismi che in Europa hanno duramente e tristemente segnato la prima parte del secolo; sistemi legislativi, armati di forza militare e poliziesca, con matrice unica d’ispirazione e “pensiero” che -osservati con neutra e ligia dedizione- hanno reso “normali” le pratiche della cieca violenza e dell’annientamento scientificamente programmato degli “altri” nelle Shoah, nei lager e nei gulag , con le lunghe ed estenuanti persecuzioni politiche e razziali, le marginalità nei regimi di confino.
In realtà, il conflitto che vivono Creonte, il re di Tebe, e la nipote Antigone, forte e generosa giovane, che vuole dare degna sepoltura al fratello Polinice, negatagli per l’accusa di tradimento verso la città da cui è gravato, é il conflitto tra la forza del potere- bruta e perversa “ragione di Stato”- e il vigore dei sentimenti e principi di umanità. La trasgressione che Antigone attua, rispondendo alle ragioni del cuore e dei sentimenti di fratellanza, travalica l’astrattezza della “ragione di Stato”. Ed è la sua condanna a morte,sancita dal re-zio; condanna che ella esegue su se stessa, impiccandosi. E’ la volontà del sé che s’impone, affermando la libertà di essere donna, coerente con le proprie idee.
Antigone – a cui Jessica Anna Festa conferisce lucida vivacità discorsiva- è la protagonista del mondo sofocleo, ma è anche e soprattutto, il personaggio che salda il lontano passato della Tebe di Creonte con il presente delle arti e del carisma di Antonio Barracano, il sindaco del Rione Sanità, con cui Eduardo De Filippo racconta uno spaccato di Napoli, dei suoi usi e costumi popolani e popolareschi che sono “leggi” non scritte con lunga stratificazione sociale. Un ruolo di saldatura testimoniale con cui Antigone diventata … una Barracano si identifica e compenetra, dismettendo l’identità dell’antica e giovane eroina, che guarda e osserva l’oggi. E’ l’oggi che vive nelle udienze giornaliere che Antonio Barracano, nell’esercizio delle sue funzioni di sindaco – brusco di modi e atti, oltre paciere accomandante- concede ai postulanti che gli sottopongono casi e situazioni di vita familiare, sociale o sentimentale da risolvere- sono quadri e scenari di vita vissuta tra difficoltà e disagi. E’ la tela di fondo, su cui si staglia “ ‘o munno meno tunno e cchiù quadrato”, quale anelito e desiderio dei postulanti \ clienti per una vita da vivere con maggiore umanità- e giustizia- e minori ingiustizie. Un mondo, che, però, è difficile, se non impossibile, da trovare e che nel disincanto di Dorian … non c’è. Quasi a voler dire che “ munno è stato, e munno è ”. E le pratiche di vita normali, rispettose di comportamenti normali e di etiche responsabilità, per quanto nobile, sono destinate ad essere sopraffatte da maneggi, compromessi, corruzioni e corruttele di vario genere e mistura …
“Lo spettacolo- dice Franco Scotto– ha risposto alle aspettative. E non era facile misurarsi con l’impostazione del testo. Ma l’impegno profuso e la padronanza interpretativa, con cui si sono espressi attori e attrici, tutti giovani, sono stati davvero encomiabili. Importante era rompere il ghiaccio per un banco di prova dalla notevole carica innovativa per i temi e contenuti. E l’abbiamo fatto”.
Quattro gli interpreti in scena,variando anche nei ruoli, con Antonio Lippiello, nei panni di Creonte e Antonio Barracano; Mirko Mugnano che ha dato voce e fisionomia ad Emone e Dorian; Jessica Anna Festa -attrice professionista che in Proteatro cura i corsi di formazione di ragazzi e ragazze- ch’è stata non solo Antigone intrepida e coraggiosa, ma anche Antigone Barracano, mentre Lorena Purcaro ha interpretato la delicata e fedele Ismene, che vive nel segno della sorellanza i tormenti e le sofferenze di Antigone.
“Antigone Barracano, tragedie nel rione Sanità” sarà portato in scena in Licei ed Istituti statali d’Istruzione superiore per l’ampio ventaglio di argomentazioni con cui si presenta, che sollecitano e favoriscono utili raccordi interdisciplinari tra Letteratura, Storia e Attualità, in grado di catalizzare congrue e variegate azioni didattiche e di apprendimento.